3 novembre 2021
All'Attenzione dell'On. Ministra dell'Università e della ricerca Prof.ssa Cristina Messa
Al Segretario Generale del MUR Dott.ssa Letizia Melina
Raccomandazione in merito agli interventi in materia di residenzialità studentesca
IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI
VISTO il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che nella missione inerente al Diritto allo Studio prevede investimenti e riorganizzazioni della residenzialità universitaria
VISTA la Legge 23 dicembre 2000, n. 388 recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2001)";
VISTO il D.Lgs 68/2012 "Revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio e valorizzazione dei collegi universitari legalmente riconosciuti, in attuazione della delega prevista dall'articolo 5, comma 1, lettere a), secondo periodo, e d), della legge 30 dicembre 2010, n. 240, e secondo i principi e i criteri direttivi stabiliti al comma 3, lettera f), e al comma 6";
CONSIDERATI il DL 6 agosto 2021, n. 111 e il DPCM 14 gennaio 2021, che dispongono misure in materia di didattica a distanza e rientro in presenza;
CONSIDERATA la raccomandazione del CNSU del 28 ottobre 2021 con oggetto: proposte di intervento in materia di diritto allo studio e accesso all'università per la legge di Bilancio 2022
CONSIDERATO il parere reso dal CNSU in data 5 dicembre 2020 in merito al DDL 2790 - Bilancio di previsione dello stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023; CONSIDERATE le Linee guida per la tutela della salute nelle residenze universitarie adottate da ANDISU in data 6 agosto 2020
ADOTTA LA SEGUENTE RACCOMANDAZIONE
La questione della residenzialità universitaria è articolata in un ambito emergenziale, che richiede delle misure mirate e contingenti ed un piano strutturale che si inserisce all'interno del percorso solo in parte tracciato nell'ambito del PNRR.
1) Per quanto riguarda il profilo degli investimenti strutturali è necessario premettere che nel sistema universitario italiano il 49,5% delle studentesse e degli studenti universitari studiano al di fuori della propria Provincia di residenza, per un totale di circa 764.000 unità. A questi si aggiungono quei soggetti che, pur risiedendo nella stessa provincia della propria sede universitaria, si trovano comunque a distanze tali da dover praticare pendolarismo su lunghe tratte. A fronte di questa situazione, che indica chiaramente un fabbisogno di posti letto per poter garantire a tutte e tutti il domicilio nella propria sede universitaria, il sistema pubblico di diritto allo studio mette a disposizione 36.478 unità di posti letto, che corrisponde al 4,6% del fabbisogno. In questo senso, in assenza di investimenti sufficienti per rispondere alla domanda di posti letto, Atenei e Regioni laddove competenti per la garanzia del Diritto allo Studio, hanno spesso optato per appaltare a soggetti privati l'erogazione di questo fondamentale servizio. La seconda risposta, da parte invece degli studenti e delle studentesse è quella di fare ricorso agli affitti privati, esponendosi spesso a condizioni vessatorie da parte dei locatori e a costi elevati che oscillano da un minimo di 1680€ annui per una stanza singola e 2280€ per una doppia ad un massimo di 6048€ annui per una singola e 8.208€ per una doppia, con una media nazionale di 2.282€ e 3.912€. Nella considerazione di questi dati va considerato inoltre che circa 208 mila studenti fuori sede (circa un quarto del totale) studiano presso le cinque sedi universitarie che, secondo dati del sito immobiliare.it presentano i canoni più alti (Milano, Roma, Firenze, Bologna e Napoli). Al Canone di affitto vanno, inoltre, sommate tutte le spese accessorie a cui uno studente deve far fronte (condominio, utenze, tassa sui rifiuti ecc…). A fronte di questo il PNRR ha risposto con la previsione di un investimento di 950 milioni di euro per ristrutturazione, recupero e manutenzione di nuove residenze universitarie, con la modifica alla disciplina in materia (L. 338/2000). Tale modifica, orientata a favorire la partecipazione al finanziamento di investitori privati e alla realizzazione di partenariati pubblico-privati, rischia di compromettere l'efficacia dell'investimento pubblico anche e soprattutto in termini di ricadute sul diritto allo studio. Per questo il Consiglio suggerisce un piano di investimenti che preveda una realizzazione di strutture di residenzialità pubblica, in gestione diretta degli enti per il diritto allo studio. In termini di dotazione monetaria questa misura punta a mettere a disposizione, entro il 2026, centomila nuovi posti letto, una misura non sufficiente per rispondere a tutti i fabbisogni. Per questo motivo riteniamo che, a lungo termine, sia necessario prevedere una programmazione strutturale degli investimenti, volta a giungere ad una copertura totale del fabbisogno, investendo una cifra pari ad approssimativamente 7 miliardi di € (i.e. ca. 6'915'411'000,00€). Nel frattempo, l'azione utile da intraprendere a breve e medio termine per tutte le studentesse e tutti gli studenti che si trovano costretti a ricorrere ad una casa in affitto consisterebbe nell'introduzione di un canone concordato e del relativo Canone di locazione per esigenze abitative di studentesse e studenti universitari. A quest'ultima misura deve poi ricollegarsi l'apertura di appositi tavoli territoriali volti all'aggiornamento periodico dei criteri in tutte le città universitarie, contenendo il canone mensile con risorse specifiche per il rispetto di tali accordi, il tutto affiancato da dati statistici appositamente forniti dall'Agenzia delle Entrate
2) Sotto il profilo emergenziale, invece, la
ripresa dell'Università in presenza nell'anno accademico 2021/2022
è avvenuta in un contesto atipico e inedito sotto il profilo della
presenza delle studentesse e degli studenti fuori sede all'interno
delle sedi universitarie. In particolare, l'affiancamento della DAD
all'attività didattica in presenza ha per molti determinato la
scelta, nell'incertezza circa una possibile ripresa del contagio da
Covid-19, di rimanere nel proprio luogo di residenza e seguire da
remoto le attività didattiche. Le persone che hanno scelto di
rientrare nelle sedi universitarie stanno attualmente soffrendo la
situazione di impreparazione dei sistemi universitari e di diritto
allo studio nel fronteggiare la richiesta di alloggi. Da un lato,
infatti, l'inadeguatezza di diversi protocolli per l'accesso alle
strutture residenziali ha determinato un sostanziale calo dei posti
letto disponibili, con la conseguente esclusione di un grande
numero di studentesse e studenti dalle graduatorie di assegnazione.
Sul versante della residenzialità privata (locazioni) si registrano
in diverse città universitarie difficoltà del mercato immobiliare
nel soddisfare la domanda degli studenti fuorisede. Questa tendenza
è in gran parte conseguenza delle dinamiche generate dal primo
lockdown e del successivo mantenimento della didattica a distanza,
che spinge i locatori, anche su suggerimento delle agenzie
immobiliari, a preferire altri locatari rispetto agli studenti. Uno
scenario probabile, nell'evoluzione di tale situazione è quello per
cui, con il progressivo ritorno in presenza delle attività
didattiche, un numero sempre maggiore di studenti fuori sede
ritornerà nelle città universitarie aumentando la domanda di
alloggi con la possibilità di un aumento dei prezzi e di un
peggioramento complessivo delle condizioni contrattuali e di
permanenza. A fronte di questo è necessario a nostro avviso che il
Ministero, insieme ad Andisu, Crui e conferenza Stato Regione,
monitorino attentamente la situazione e pongano in essere tutti i
provvedimenti necessari per contenere eccessivi rincari dei canoni
d'affitto e per favorire l'incrocio tra domanda e offerta.
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