Emblema della Repubblica Italiana

Consiglio Nazionale degli
Studenti Universitari

Ministero dell'Università e della Ricerca

2022-2025

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  • Home pagePareri2025Parere in merito allo schema di decreto ministeriale recante i criteri di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università Statali e dei Consorzi interuniversitari per l’anno 2025.

28 luglio 2025

Roma, 22 luglio 2025

 

Alla cortese attenzione

dell'On. Ministro

Sen. Anna Maria Bernini

Ministero dell'Università e della Ricerca

gabinetto@pec.mur.gov.it

 

e, p.c.    al Segretario Generale

Cons. Francesca Gagliarducci

Ministero dell'Università e della Ricerca

segretariatogenerale@mur.gov.it

 

alla Direttrice generale della Direzione generale delle istituzioni della formazione superiore

Dott.ssa Marcella Gargano

Ministero dell'Università e della Ricerca

dgistituzioni@pec.mur.gov.it

 

LORO SEDI

Oggetto: Parere in merito allo schema di decreto ministeriale recante i criteri di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università Statali e dei Consorzi interuniversitari per l'anno 2025.

Adunanza del 21-22 luglio 2025

IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

VISTO lo schema di decreto recante i criteri di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università Statali e dei Consorzi interuniversitari per l'anno 2025;

VISTO il decreto ministeriale n. 1015 del 4 agosto 2021 relativo al "Costo standard per studente in corso 2021- 2023";

VISTO il decreto ministeriale n. 226 del 14 dicembre 2021 relativo al "Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati";

VISTA la legge 30 dicembre 2023, n. 213, relativa al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026;

VISTO il parere espresso dal Consiglio nazionale degli studenti universitari del 9 novembre 2023, in merito alla predetta Legge di bilancio;

VISTA la legge del 29 dicembre 2021 n. 233, di conversione del D.L. n. 152/2021. recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose";

VISTO il decreto ministeriale n. 289 del 25/03/2021 relativo alle "Linee generali d'indirizzo della programmazione triennale del sistema universitario per il triennio 2021-2023 e i relativi indicatori per la valutazione periodica dei risultati";

VISTO il parere espresso dal Consiglio nazionale degli studenti universitari, nella seduta del 28 giugno 2023, sullo schema di decreto riguardante i criteri di riparto del FFO 2023;

VISTO il parere espresso dal Consiglio nazionale degli studenti universitari sullo schema di decreto riguardante la bozza dei criteri di riparto del FFO per l'anno 2024;

FORMULA IL SEGUENTE PARERE

Il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ribadisce anche per quest'anno l'insufficienza complessiva delle risorse stanziate per il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO). Sebbene il Fondo abbia registrato un incremento di circa 338 milioni di euro (+3,73%), tale crescita risulta comunque inferiore rispetto alla tendenza del FFO registrata prima del 2024.

Alla luce di ciò, il Fondo, nella sua attuale entità, non è in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze di un sistema universitario che necessita di maggiori investimenti, soprattutto considerando il peggioramento progressivo del contesto socio-economico in cui esso opera. Il Consiglio rileva, inoltre, come l'ammontare complessivo dei fondi stanziati risulti inferiore rispetto a quanto previsto dalla Legge di Stabilità del 2022, che definiva un aumento graduale del FFO fino al 2026, con uno stanziamento di 9,5 miliardi di euro previsto per il 2025. Al contempo, questo consesso ritiene che non sia sufficiente un aumento delle risorse: è fondamentale una loro più equa redistribuzione, capace di garantire a tutti gli atenei standard elevati nella qualità della didattica e della ricerca. L'attuale struttura del finanziamento, infatti, alimenta dinamiche di concentrazione delle risorse in pochi poli considerati attrattivi, con conseguenze negative sulla qualità dell'offerta formativa e della produzione scientifica negli altri atenei, contribuendo così ad amplificare le disuguaglianze territoriali già esistenti.

Anche quest'anno, inoltre, si riscontrano meccanismi atti ad alterare la percezione della ripartizione del FFO. In apparenza, infatti, la quota base sembrerebbe aver subito un incremento significativo sia in termini assoluti che percentuali. Un'analisi più approfondita rivela tuttavia l'inserimento di elementi che ne aumentano il valore in modo artificioso e distorto.

Art. 1 - Assegnazioni per obbligazioni assunte e per interventi specifici

Il Consiglio ribadisce quanto già espresso negli anni precedenti, con riferimento agli stanziamenti dedicati agli accordi di programma. Pur valutando con favore gli interventi di incentivo o di riequilibrio posti in essere dal Ministero nei confronti di realtà territoriali e universitarie che meritano politiche differenziate, si ribadisce che tali interventi, pur condivisibili devono essere aggiuntivi rispetto al finanziamento strutturale ordinario. Si rileva con preoccupazione la stabilizzazione dei fondi su valori analoghi al 2023 (circa 26,7 milioni), senza adeguamenti significativi. Si chiede inoltre la pubblicazione trasparente degli interventi finanziati.

Art. 2 - Quota base

Come indicato nella premessa, la Quota base del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) risulta aumentata di circa 671 milioni di euro, raggiungendo uno stanziamento complessivo pari a circa 4,681 miliardi di euro. Tale incremento, pari al 18% su questa singola voce, sembrerebbe configurare un finanziamento straordinario. Tuttavia, è necessario evidenziare che, anche per il 2025, all'interno della Quota base sono stati inclusi ulteriori interventi specifici che ne aumentano l'ammontare complessivo.

In particolare, nella Quota base del FFO 2025, sono state consolidate risorse precedentemente finalizzate ai piani straordinari di reclutamento, ormai conclusi, nonché altri interventi quali la quota di compensazione per il passaggio biennale degli scatti stipendiali dei docenti e il fondo per la valorizzazione del personale. Tali voci contribuiscono ad accrescere lo stanziamento di circa 671 milioni, portando il finanziamento effettivo tipico della Quota base a poco più di 4,010 miliardi di euro, in linea con quanto registrato nell'FFO 2024, il quale risultava condizionato da un taglio, specificamente evidenziato nel commento sullo schema di riparto dello scorso anno redatto e approvato da parte di questo consesso.

Alla luce di ciò, il Consiglio rileva un incremento di circa 204 milioni di euro in termini reali rispetto all'FFO 2024 per quanto riguarda le voci di costo standard e quota storica, ma un decremento di circa 178 milioni rispetto all'FFO 2023. Quest'ultimo viene considerato dal Consiglio un parametro di confronto particolarmente significativo, in quanto non soggetto al taglio straordinario applicato lo scorso anno. Si rileva, inoltre, un incremento del costo standard per studente, portato al 36% del FFO al netto dei vincoli di destinazione, rispetto al 34% del 2024. Questo Consiglio accoglie positivamente l'innalzamento del costo standard in quanto elemento volto alla razionalizzazione e trasparenza del sistema, ma ribadisce la necessità di rafforzare i correttivi strutturali, affinché tale parametro non accentui le disuguaglianze a danno degli atenei con più elevato tasso di studenti fuori corso. Questi ultimi dovrebbero essere inclusi nei criteri di finanziamento anche per incentivare attività di recupero e supporto didattico.

Art. 3 - Interventi quota base - Istituzioni ad ordinamento speciale

L'incremento di circa 10 milioni per queste istituzioni e la previsione di uno spazio dedicato nel decreto, nonostante la linearità apparente, continua a creare perplessità in assenza di criteri chiari e comparabili con quelli degli altri atenei.

Art. 4 - Assegnazioni destinate alle finalità premiali

La quota premiale conferma la quota di 2,5 miliardi, il valore più alto mai registrato. Permane il giudizio negativo su questo meccanismo, che incentiva una competizione diseguale e iper-performativa tra atenei. La VQR continua a rappresentare il 60% del criterio di riparto, nonostante le sue ben note criticità metodologiche. Le restanti quote (20% qualità sistema, 20% politiche di reclutamento) non possono essere considerate positivamente se incastonate in un impianto di logica premiale che acuisce le disuguaglianze territoriali.

Il sistema della quota premiale, anche per il 2025, si conferma come uno strumento che accentua logiche competitive tra gli atenei, favorendo quelli già più forti in termini strutturali e territoriali. Oltre a generare diseguaglianze nella distribuzione delle risorse, questo meccanismo alimenta una cultura accademica incentrata sulla performatività, che rischia di ricadere negativamente anche sulla componente studentesca, promuovendo ambienti meno inclusivi e meno attenti alla qualità complessiva dei percorsi formativi.

Si ritiene inoltre opportuno inserire una riflessione in merito alla ripartizione del 20% del Fondo di Finanziamento Ordinario relativa alla cosiddetta "Qualità del sistema", la quale si fonda sugli indicatori individuati dal D.M. 773/2024.

Pur riconoscendo l'interesse e la potenziale utilità dell'introduzione di tali elementi all'interno del FFO, questo consesso non considera appropriato il loro inserimento nel meccanismo della quota premiale. Al contrario, si ritiene che tali indicatori debbano essere collocati in un sistema di assegnazione fondato su principi differenti, al fine di garantire una distribuzione delle risorse più equa, che non sia legata esclusivamente alla capacità degli atenei di raggiungere determinati obiettivi performativi.

Anche quest'anno si conferma il mantenimento della quota premiale al valore massimo consentito dalla normativa, con un incremento di 100 milioni rispetto al 2024, per un totale di 2,5 miliardi di euro: il livello più alto mai raggiunto. Questo dato conferma la crescente centralità di tale meccanismo nella distribuzione delle risorse pubbliche destinate agli atenei.

Inoltre, l'attuale struttura della quota premiale, fortemente orientata alla performatività del lavoro di ricerca dei singoli atenei, solleva numerose criticità. Il 60% delle risorse viene assegnato sulla base dei risultati della Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR 2015-2019), mentre il restante 40% è suddiviso tra indicatori relativi alle politiche di reclutamento (20%) e alla cosiddetta "Qualità del sistema" (20%), come previsto dal D.M. 773/2024. Un'impostazione che rischia di alimentare maggiormente delle dinamiche di competizione eccessiva tra gli atenei, spesso impari, penalizzando in

particolare le università di dimensioni più ridotte o situate in contesti socio-economici fragili, e ostacolando la costruzione di percorsi di reale collaborazione tra le istituzioni accademiche.

Alla luce di queste considerazioni, si propone una revisione dei criteri di assegnazione della quota premiale, in modo da superare l'attuale sbilanciamento a favore della sola dimensione scientifica. In particolare, si auspica una maggiore valorizzazione della componente didattica, elemento fondante della missione universitaria.

Una tale riforma permetterebbe non solo di promuovere la qualità complessiva del sistema universitario, ma anche di riconoscere pienamente il ruolo centrale della didattica all'interno del panorama universitario italiano.

Art. 5 - Intervento perequativo FFO

Per quanto riguarda la Quota di perequazione, ovvero la voce di finanziamento volta a garantire una funzione di salvaguardia degli atenei, essa si attesta, per l'anno 2025, a 141 milioni di euro. Si tratta di un incremento di soli 5 milioni rispetto al 2024, ma di 10 milioni in meno rispetto all'FFO 2023, quando tale voce ammontava a 150 milioni di euro. Di conseguenza, non risultano ancora recuperati i tagli operati con l'FFO 2024.

Questo consesso ritiene che, al fine di assicurare la tenuta complessiva del sistema universitario nazionale, sia necessario aumentare in modo strutturale la quota destinata alla perequazione, attualmente ferma a una soglia stagnante dell'1,5% del totale del finanziamento.

In merito alla variazione delle soglie di salvaguardia del FFO, si evidenzia che, nello schema di decreto relativo al 2025 (Allegato 2), tale variazione è compresa tra il +1% e il +6%, mentre lo scorso anno era collocata tra il -4% e lo 0%. Pur valutando positivamente la soglia minima fissata all'1%, imponendo quindi una crescita a tutti gli atenei, si valuta con perplessità la soglia massima fissata al 6%. Le finalità di un fondo perequativo dovrebbero essere quelle di appianare le divergenze tra soggetti con risorse disomogenee mentre con queste nuove soglie, pur garantendo agli atenei più in difficoltà una sopravvivenza, si avalla il principio - già presente in altre voci di spesa - secondo il quale gli atenei più performanti vengono premiati anche attraverso questo fondo.

Si rileva, inoltre, che nonostante l'incremento di 5 milioni di euro destinato alle finalità B e C, il finanziamento complessivo a queste voci risulta comunque ridimensionato rispetto all'FFO 2023, registrando un calo di circa 8 milioni di euro. Permane, inoltre, un disinvestimento rispetto alla finalità A, confermando il trend di riduzione avviato con il precedente esercizio finanziario.

Art. 8 - Programma per giovani ricercatori "Rita Levi Montalcini"

Questo Consesso, valutando positivamente la stabilizzazione dello stanziamento di risorse rispetto al 2023 e 2024 di 8,5 milioni, ribadisce ulteriormente la richiesta di reclutamento ordinato e strutturale.

Art. 9 - Consorzi interuniversitari, gestione rete GARR

Il Consiglio valuta positivamente il sostegno alla rete GARR e ai consorzi, ma sollecita una verifica sull'impatto dei finanziamenti ai consorzi di ricerca, nonché una maggiore valorizzazione delle sinergie con il mondo universitario. Si ribadisce la necessità di un maggiore finanziamento della rete GARR, fermo a 6.000.000, per offrire un'adeguata innovazione tecnologica degli atenei.

Come già rilevato lo scorso anno, il CNSU prende atto (allegato 3) che larga parte delle risorse previste sono destinate ai consorzi Cineca e Almalaurea (13,712,500€), denotando un disinvestimento di circa 6 milioni. Risulta inoltre confermata l'esigua cifra degli scorsi anni (2 milioni) destinata ai consorzi interuniversitari che hanno partecipato alla VQR 2015-2019 secondo le modalità previste nell'allegato 3. Si ribadisce come un maggiore finanziamento della rete GARR sia necessario per offrire un'adeguata innovazione tecnologica degli atenei e che possano così rispondere alle sempre più urgenti esigenze relative alla didattica e alla ricerca, così come sarebbe necessario aprire una riflessione sul finanziamento, sulla natura e sulla ricaduta effettiva nei confronti degli studenti dei consorzi Cineca e Almalaurea.

Art. 11 - Interventi a favore degli studenti

Lettera a)

Il Consiglio rileva la stagnazione, rispetto all'FFO 2023, dei finanziamenti destinati alle borse di dottorato e post lauream, constatando la necessità di intervenire sul finanziamento complessivo dedicato al dottorato di ricerca. Auspica, inoltre, lo stanziamento strutturale di risorse volte a compensare gli atenei per il maggior costo delle borse in vigore dal 1° gennaio 2018, attualmente solo parzialmente coperto dal FFO, con conseguenti maggiori oneri sui bilanci dei singoli atenei. Tale esigenza si fa ancora più urgente nel 2025, primo anno in cui vengono meno le risorse straordinarie del PNRR, finora essenziali per l'ampliamento del numero di borse disponibili. La cessazione di tali fondi, in assenza di un adeguato rafforzamento del finanziamento ordinario, rischia di determinare un arretramento significativo nella formazione dottorale, aggravando ulteriormente gli oneri a carico degli atenei e limitando le opportunità per i giovani ricercatori.

Lettera b)

Anche per questa voce, il Consiglio rileva una sostanziale cristallizzazione dei fondi rispetto all'FFO 2023 e, come già evidenziato in passato, ribadisce la necessità di avviare una riflessione e un intervento strutturale e significativo sulle attività di orientamento pre-universitario, di sostegno didattico e di tutorato. In particolare, si sottolinea l'urgenza di investire in forme di orientamento consapevole e di sostegno peer-to-peer all'interno della comunità studentesca, soprattutto nella fase iniziale del percorso universitario, al fine di prevenire e contenere fenomeni sempre più diffusi di isolamento, abbandono e rinuncia agli studi. Tali attività rappresentano strumenti essenziali per accompagnare le studentesse e gli studenti nel passaggio alla vita universitaria, rafforzando il senso di appartenenza e la continuità del percorso formativo. Alla luce di ciò, si evidenzia la necessità di un significativo incremento delle risorse destinate a tali interventi. Il Consiglio, infine, richiama l'attenzione sulla necessità di attuare politiche strategiche volte a colmare le disuguaglianze esistenti tra gli atenei, al fine di garantire pari opportunità a livello nazionale.

Lettera c)

Il Consiglio prende atto della prosecuzione del finanziamento straordinario introdotto con il D.L. 73/2021, volto a sostenere attività di orientamento e tutorato a beneficio degli studenti, con particolare attenzione a coloro che necessitano di interventi specifici per favorire l'accesso, il recupero e l'inclusione, anche in riferimento a situazioni di disabilità e disturbi specifici dell'apprendimento. Pur valutando positivamente il mantenimento di questa misura, si evidenzia come l'importo assegnato risulti significativamente ridotto rispetto allo stanziamento originario previsto nel 2021. Tale contrazione limita la portata degli interventi possibili. Il Consiglio auspica un rafforzamento della dotazione e un aggiornamento dei criteri di assegnazione, in modo da garantire maggiore efficacia e copertura rispetto ai bisogni reali della popolazione studentesca.

Lettere d) ed e)

Per quanto attiene al consolidamento delle risorse destinate alla contribuzione studentesca, anche quest'anno il Consiglio ritiene insufficiente la sola stabilizzazione dei fondi destinati alla compensazione della no-tax area. Tale giudizio si fonda, in particolare, sulle segnalazioni di diversi atenei, che evidenziano l'inadeguatezza delle risorse attualmente disponibili rispetto al gettito perso a causa dell'ampliamento della platea di esonero.

Il Consiglio evidenzia inoltre l'esistenza di un marcato squilibrio tra il gettito effettivo derivante dagli studenti paganti e le somme effettivamente compensate dal Ministero. In tale contesto, ribadisce con forza la necessità di avviare un percorso di innalzamento progressivo della soglia ISEE per l'accesso alla no-tax area fino a 30.000 euro, come già sostenuto in precedenti occasioni. Tale misura appare oggi imprescindibile per garantire reali condizioni di accesso all'istruzione terziaria su tutto il territorio nazionale.

Numerosi atenei, infatti, hanno già adottato in autonomia la soglia dei 30.000 euro ISEE, in assenza di un adeguato supporto ministeriale. È pertanto necessario che la compensazione statale sia proporzionata all'effettiva perdita di gettito da contribuzione, che varia in funzione del contesto socio-economico e del reddito medio della popolazione studentesca iscritta in ciascun ateneo. Solo in questo modo è possibile colmare le disuguaglianze tra istituzioni accademiche operanti in territori differenti. In tale scenario, si segnala con particolare preoccupazione la crescente difficoltà del ceto medio, che spesso non rientra nei requisiti per accedere alle misure di esonero previste, ma al contempo non dispone delle risorse necessarie per far fronte al costo degli studi universitari. Questa fascia di popolazione, non sufficientemente tutelata, rischia di trovarsi esclusa da un accesso pienamente equo e sostenibile all'istruzione superiore. È quindi necessario rivedere i criteri di accesso e modulare gli interventi di sostegno in modo più equo e progressivo.

In questo contesto, il Consiglio ritiene opportuno sollevare una riflessione critica sullo strumento dell'ISEE che, pur rappresentando un parametro standardizzato e condiviso a livello nazionale, spesso non restituisce con sufficiente precisione il reale contesto socio-economico nel quale vivono gli studenti. L'indicatore tende infatti a sottostimare situazioni di disagio economico non formalmente registrate, come nel caso di famiglie mono-reddito con più figli a carico, nuclei in affitto in grandi aree urbane, oppure in presenza di patrimoni non liquidabili. L'ISEE, inoltre, non considera appieno i costi vivi sostenuti per l'università (trasporti, alloggi, spese di vita fuori sede), né tiene conto di dinamiche familiari complesse e variabili nel tempo. Questo può generare effetti distorsivi nell'accesso alle agevolazioni e richiede un ripensamento degli strumenti di valutazione della condizione economica ai fini del diritto allo studio.

Il Consiglio sottolinea altresì la necessità di uniformare le modalità di accesso alla no-tax area a livello nazionale, introducendo un sistema di esenzione ex ante che consenta alle studentesse e agli studenti di beneficiare immediatamente dell'agevolazione economica, evitando meccanismi basati su rimborsi postumi che generano incertezza e diseguaglianze.

Si rileva inoltre che l'attuale sistema di ripartizione delle risorse, ancorato al confronto con l'ammanco dell'anno precedente, penalizza in modo significativo quegli atenei che, in maniera autonoma e virtuosa, hanno già innalzato la soglia di esenzione oltre i minimi previsti dalla normativa. Inoltre, tale criterio non tiene conto del numero di nuove immatricolazioni, il cui calo costante rappresenta una minaccia concreta per la sostenibilità economica del sistema universitario, soprattutto in vista del progressivo acuirsi della crisi demografica.

A questo si aggiunge che, a fronte dell'aumento del numero complessivo di famiglie che rientrano nei parametri della no-tax area, non si è registrato un corrispondente incremento delle risorse disponibili. In tal modo, il minor gettito grava direttamente sui bilanci degli atenei, che si trovano costretti ad adottare misure correttive che potrebbero ripercuotersi negativamente sulle fasce di studenti non coperte da esonero.

Il Consiglio sollecita quindi con urgenza una revisione complessiva del sistema di compensazione, volta a garantire la sostenibilità economica per tutti gli atenei, con particolare attenzione a quelli situati nelle regioni del Mezzogiorno, più esposti al rischio di squilibri e penalizzazioni dovute all'attuale meccanismo di distribuzione.

Lettera f)

Il Consiglio esprime una forte preoccupazione per la significativa riduzione delle risorse destinate servizi di supporto alla comunità studentesca. Tali risorse risultano inferiori di 2 milioni di euro rispetto allo stanziamento previsto nel 2023, configurandosi come l'unica voce del Fondo di Finanziamento Ordinario ad aver subito un taglio rispetto all'anno precedente.

Una tale riduzione appare particolarmente grave alla luce del crescente disagio manifestato dalla componente studentesca, delle persistenti criticità nell'accesso a servizi di sostegno psicologico, e della necessità di garantire percorsi efficaci di accompagnamento durante il ciclo di studi e nella transizione verso il mondo del lavoro. In un contesto segnato da instabilità sociale, difficoltà economiche e progressivo isolamento, risulta inspiegabile la scelta di ridurre proprio quegli strumenti che più direttamente possono favorire l'inclusione, il benessere e la piena partecipazione alla vita universitaria.

Il Consiglio evidenzia inoltre l'assenza, nel riparto, di un chiaro indirizzo strategico volto a rafforzare tali interventi. Le risorse appaiono genericamente allocate all'interno della categoria dei "servizi di supporto", senza alcuna indicazione vincolante o specifica sui servizi da attivare quali supporto del benessere psicologico, dei tirocini curriculari, del placement e, più in generale, dei servizi di accompagnamento e orientamento rivolti alla popolazione studentesca. L'unico riferimento esplicito è relativo agli sportelli antiviolenza, la cui importanza è pienamente riconosciuta, ma che non può essere considerata esaustiva rispetto all'insieme degli interventi necessari.

Si ritiene pertanto che tale impostazione, priva di vincoli, priorità e visione sistemica, risulti del tutto inadeguata a rispondere alle esigenze della comunità studentesca. L'assenza di un quadro chiaro e di risorse finalizzate compromette la possibilità, per gli atenei, di pianificare interventi strutturali, continuativi e coordinati, vanificando nei fatti il potenziale di queste azioni e aggravando le disuguaglianze tra territori e istituzioni. Il Consiglio sollecita quindi un ripensamento della distribuzione delle risorse, volto a rafforzare in modo esplicito e strategico il sostegno al benessere e alla riuscita formativa degli studenti e delle studentesse.

Lettera g)

Il Consiglio prende atto dell'assegnazione di 30 milioni di euro destinati a finanziare l'accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, e medicina veterinaria, con una possibile integrazione fino a 50 milioni di euro. I criteri di riparto delle suddette risorse saranno definiti con successivo decreto ministeriale.
Tale consesso ha più volte espresso in maniera unanime una valutazione negativa rispetto al nuovo modello di accesso ai corsi di studio sopra citati. Pertanto, pur riconoscendo che lo stanziamento di tali fondi rappresenti una conseguenza necessaria, si evidenzia che, in assenza dell'adozione della nuova modalità di accesso, tali risorse avrebbero potuto essere allocate in maniera diversa, contribuendo in modo strutturale e più efficace al miglioramento complessivo del sistema universitari

PARERE

L'impianto del provvedimento si conferma nel segno della continuità con le criticità già emerse negli anni precedenti, senza introdurre elementi di revisione sostanziale o interventi adeguati a correggere gli squilibri esistenti tra gli atenei e a sostenere in modo efficace la popolazione studentesca.

L'incremento delle risorse destinate al sistema universitario non corrisponde a un reale aumento dei finanziamenti disponibili. Tale crescita, infatti, è riconducibile principalmente a un'operazione di ricomprensione contabile, ovvero allo spostamento di fondi precedentemente classificati come straordinari all'interno di voci di spesa ordinaria, in particolare nella quota base. Questa riclassificazione determina un ampliamento fittizio degli stanziamenti strutturali, facendo apparire come consolidati fondi che in realtà non rappresentano nuove risorse aggiuntive, ma semplicemente una diversa imputazione di somme già esistenti. In termini concreti, non si tratta quindi di un rafforzamento del finanziamento pubblico al sistema universitario, ma piuttosto di un riassetto contabile che ne modifica solo la rappresentazione formale. Nonostante questa operazione, le risorse effettivamente disponibili per il 2025 risultano comunque inferiori rispetto a quanto previsto in precedenza: secondo le stime contenute nella Legge di bilancio per l'anno 2022, si registra un disallineamento negativo di circa 200 milioni di euro. Tale scostamento evidenzia un elemento di criticità rilevante nella programmazione pluriennale dei finanziamenti, sia in termini di adeguatezza rispetto ai fabbisogni del sistema universitario, sia in relazione alla coerenza tra gli obiettivi strategici dichiarati e le risorse concretamente allocate.

La struttura del riparto non tiene conto dell'impatto dell'inflazione né della cessazione di finanziamenti eccezionali come quelli del PNRR. Si ravvisano inoltre tagli rispetto al 2023 su aspetti cruciali quali l'inclusione, il benessere, il tutorato o la valorizzazione della ricerca. In questo quadro, l'assenza di un potenziamento effettivo degli interventi rivolti agli studenti, unitamente alla permanenza di logiche premiali squilibrate e alla debolezza della componente perequativa, restituisce l'immagine di un sistema statico, disallineato dalle reali necessità degli atenei e degli studenti.

Il Consiglio ribadisce quindi la necessità di una revisione dell'intero modello di finanziamento, che sia più redistributivo e centrato sulla garanzia di qualità ed equità per il sistema universitario nel suo complesso.

Alla luce di quanto sopra, e nel rispetto delle prerogative istituzionali attribuite al CNSU, il Consiglio esprime parere contrario allo schema di decreto, auspicando che le osservazioni formulate possano essere accolte come contributo costruttivo nell'interesse dell'intero sistema universitario nazionale.

 

 



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