Emblema della Repubblica Italiana

Consiglio Nazionale degli
Studenti Universitari

Ministero dell'Università e della Ricerca

2022-2025

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  • Home pagePareri2023Parere al disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026” (A.S. 926)

9 novembre 2023

Roma, 9 Novembre 2023

 

Alla cortese attenzione

dell'On. Ministro

Prof.ssa Anna Maria Bernini

gabinetto@pec.mur.gov.it

 

 

e, p.c.   al Segretario Generale

Cons. Francesca Gagliarducci

segretariatogenerale@mur.gov.it

 

alla Direzione generale

delle istituzioni della formazione superiore

c.a. Dott.ssa Marcella Gargano

dgistituzioni@pec.mur.gov.it

 

alla Direzione generale
degli ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio

c.a. Dott. Gianluca Cerracchio

dgordinamenti@pec.mur.gov

 

alla Direzione generale della ricerca

c.a. Dott. Vincenzo Di Felice

dgricerca@pec.mur.gov.it

 

alla Direzione generale dell'internazionalizzazione e della comunicazione

c.a. Dott. Gianluigi Consoli

dginternazionalizzazione@pec.mur.gov.it

 

alla Direzione generale del personale, del

bilancio e dei servizi strumentali

dgpersonale@pec.mur.gov.it

Oggetto: Parere al disegno di legge recante "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026" (A.S. 926).

Adunanza del 8 e -9 novembre 2023

IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

 

VISTO il Parere approvato dal CNSU nella seduta del 27 giugno 2023 con oggetto: "Parere in merito allo schema di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO)";

VISTO il Parere approvato dal CNSU nella seduta del 12-13 gennaio 2023 con oggetto "Parere relativo alla legge 29 dicembre 2022, n. 197 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025";

 

VISTA la mozione "Richieste relative al caro affitti" approvata dal CNSU nella seduta del 19 maggio 2023;

ESPRIME IL SEGUENTE PARERE

Ancora una volta è necessario esprimere preoccupazione in merito ai recenti sviluppi relativi allo scarso coinvolgimento del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari nel contesto delle decisioni e delle politiche universitarie e del diritto allo studio del nostro Paese. In linea con la prassi il CNSU dovrebbe avere l'opportunità di esprimere il suo parere in merito alla proposta di legge di bilancio. Già nello scorso anno è stato evidenziato il ritardo da parte del Ministero dell'Università e della Ricerca nel garantire a questo consesso l'esercizio di tale pratica, in parte dovuto a questioni procedurali legate all'insediamento tardivo dell'organo stesso. Quest'anno sembra ancor più evidente che l'istituzione ministeriale non mostri sufficiente interesse nell'accogliere e comprendere le esigenze e le priorità della componente studentesca. Benché si apprezzi la convocazione in Commissione V del Senato, si intende sottolineare la necessità di un coinvolgimento più diretto e attivo del CNSU nei processi decisionali che riguardano anche università, ricerca, dottorati, specializzazioni e diritto allo studio.

Si intende precisare che il CNSU viene democraticamente eletto nelle sue componenti ed è pertanto l'organo istituzionale di massima rappresentanza della componente studentesca universitaria a livello nazionale. Si ritiene fondamentale che tale ruolo non venga ulteriormente esautorato, ma al contrario venga adeguatamente rafforzato e valorizzato. Altrimenti, significherebbe negare all'intera popolazione studentesca la possibilità di incidere sulle scelte che la riguardano direttamente. Si torna quindi a chiedere che il CNSU venga pienamente coinvolto e riconosciuto come interlocutore delle politiche universitarie e in tal senso anche nella costruzione della proposta di legge di bilancio a partire dal prossimo anno affinché possa finalmente rispecchiare le legittime esigenze e priorità delle studentesse e degli studenti universitari che rappresenta.

 

Entrando nel merito, è necessario porre delle osservazioni rispetto alla proposta di legge di bilancio che si auspica vengano valutate e prese in atto con serietà e propositività.

 

Si rileva che negli ultimi decenni gli studenti e le studentesse nel nostro Paese hanno costantemente occupato l'ultima posizione tra le priorità dei vari Governi che si sono succeduti, un trend che di fatto continua anche nella situazione attuale. Desta preoccupazione la persistente mancanza di volontà di aumentare gli investimenti statali in istruzione universitaria e in diritto allo studio, costantemente al di sotto della media delle nazioni facenti parte dell'OCSE: un modesto e insufficiente 0,7% del Prodotto Interno Lordo dell'Italia a confronto con una media di 1,1% dei Paesi OCSE (Rapporto Education at Glance, 2023). Un aumento degli investimenti in istruzione pubblica universitaria e in diritto allo studio non rappresenta solo una necessità per garantire una formazione di qualità, ma anche un passo fondamentale per migliorare in modo significativo la condizione studentesca e permettere dei percorsi meno precari. Si esorta quindi a considerare il diritto allo studio come una priorità per garantire un accesso equo e inclusivo all'istruzione superiore.

Si ricorda l'attenzione posta sul tema investimenti nello scorso anno, e negli anni precedenti, e si nota con preoccupazione la persistente situazione di sottofinanziamento, e spesso anche di definanziamento, in materia di diritto allo studio e università pubblica. È necessario sottolineare che gli studenti e le studentesse in Italia vivono in un contesto socio economico sempre più complesso e problematico trovandosi ad affrontare costi crescenti a causa dell'innalzamento del carovita e dell'inflazione, in aggiunta anche a subire la mancanza di impegno da

 

parte delle istituzioni nell'aumento della quota di finanziamenti destinati all'istruzione universitaria. Questo paradigma non solo costringe la popolazione studentesca a sacrifici quotidiani sempre più gravosi, ma impone spesso scelte di carriera accademica dettate da limiti finanziari, invece di consentire un percorso basato sulle aspirazioni e le vocazioni personali.

Inoltre, per quanto riguarda l'orientamento in uscita che spesso viene trascurato ad oggi, l'inadeguatezza delle competenze universitarie gioca un ruolo significativo in questo contesto. Molte università si concentrano sulla teoria piuttosto che sull'applicazione pratica delle conoscenze, lasciando i laureati impreparati ad affrontare le richieste del mercato del lavoro in continua evoluzione

 

Infatti, il sistema universitario e il modello di diritto allo studio hanno ad oggi un impatto diretto sulla condizione degli studenti e delle studentesse. La salute psico-fisica degli studenti è strettamente connessa alle condizioni in cui si svolge il percorso accademico e al benessere generale degli stessi. La richiesta di questo consiglio di sportelli d'ascolto in ogni ateneo nasce dalla consapevolezza delle ripercussioni della precarietà, della pressione e dell'incertezza nei confronti del futuro sui percorsi universitari della componente studentesca. Accesso a servizi di supporto psicologico, ai sostegni per il diritto allo studio e all'istruzione superiore sono cruciali per garantire ambienti adeguati e inclusivi di formazione. Si ribadisce la necessità di riconoscere l'importanza della salute mentale e definire politiche e interventi, attraverso una destinazione di fondi vincolata, che con impegno raggiungano l'obiettivo di permettere l'accesso gratuito e universale della componente studentesca a servizi di supporto psicologico in quegli Atenei dove sono già presenti, intervenendo attraverso un adeguato rafforzamento, e in quelli in cui mancano diventando necessaria una loro istituzione.

Tuttavia, le speranze e le richieste di questo consesso sono state totalmente disattese dal Governo: a due giorni dall'incontro concesso dalla Ministra dell'Università e della Ricerca On. Anna Maria Bernini alle associazioni presenti all'interno del CNSU, la proposta di legge delude le aspettative di una garanzia di stabilizzazione degli investimenti PNRR e di vedere finanziato un diritto costituzionale affinché l'accesso agli studi non si regga esclusivamente sulla fortuna di trovarsi nella condizione socio economica di poterselo permettere.

 

Oltre alle aspettative si disattendono anche le promesse del finanziamento da garantire sul FIS come previsto nella legge 29 dicembre 2022, n. 197, recante l'approvazione del "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025" e in particolare l'art. 1, comma 566, con il quale il fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio era incrementato di 250 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, ma invece in proposta si vedono realmente investiti meno di 215 milioni, arrivando nel 2026 a veder concretizzato un taglio di oltre 285 milioni sul Fis. Senza dimenticare il taglio di 300.000 euro sul già eroso fondo per contributo per fuorisede. Un quadro pietoso aggravato ulteriormente dall'allocamento finanziario superfluo e non necessario destinato al progetto di grandi opere senza la considerazione attenta delle implicazioni economiche, ambientali e sociali prima di proseguire con il progetto.

È necessario che i fondi pubblici vengano investiti in settori prioritari, compreso l'accesso all'istruzione superiore e si sollecita per questo alla revisione delle priorità di investimento al fine di garantire un impiego efficiente ed efficace favorendo sistemi di welfare e di diritto allo studio e ricomprendere l'istruzione superiore e gli studenti universitari nell'ambito della pianificazione finanziaria nazionale.

 

L'istruzione però vive un'altra emergenza: quella dell'assenza di docenti. Ogni anno in Italia decine di migliaia di cattedre rimangono scoperte a causa della mancanza di insegnanti di ruolo: nonostante ciò il fabbisogno previsto nel nuovo decreto rischiando di peggiorare il quadro. Inoltre sono ridotte le possibilità di accedervi, visti gli aumenti dei tempi e dei costi che rappresentano un grave ostacolo economico per gli studenti e le studentesse intenzionati a intraprendere questa strada. Molti e molte saranno scoraggiati da questo sbarramento e molti potenziali insegnanti saranno costretti a rinunciare a questa possibilità a causa dell'assenza di tutela finanziaria e strumenti di diritto allo studio adeguati. Serve dedicare risorse finanziarie adeguate e si chiede che il Ministero definisca tempestivamente modalità di sostegno economico per gli studenti che aspirano alla professione di insegnante.  L'annoso sottofinanziamento dell'istruzione terziaria ha gravi ricadute che si manifestano ogni anno, anno dopo anno: il nostro paese è agli ultimi posti di quasi tutte le classifiche comparative con gli altri paesi. In particolare il numero di laureati in Italia è notevolmente inferiore rispetto all'intera 'Area OCSE e il tasso di abbandoni in Italia è costantemente in aumento mettendo in luce la difficoltà a completare gli studi.  Ricerche analizzate recentemente dal CNSU suggeriscono una correlazione diretta tra il livello di servizi erogati dalle università e il tasso di abbandono degli studi in Italia: serve valutare anche l'incidenza del costo ingente per sostenere gli studi universitari sul dato relativo agli abbandoni.

 

Edilizia universitaria

La complessità della situazione relativa alla residenzialità universitaria è stata identificata come una delle questioni più pressanti a livello nazionale incontrando una fitta rete di supporto come dimostrato dalle numerose proteste a cui il CNSU ha espresso la sua solidarietà rispecchiando la necessità di affrontare questioni annose e contemporaneamente molto urgenti legate alla questione abitativa: dall'importanza di migliorare le condizioni di alloggio e la disponibilità di residenze universitarie  a livello nazionale, ma anche della calmierazione degli affitti e della necessità di rendere fruibile il patrimonio immobiliare non utilizzato a favore del diritto all'abitare.

 

Gli stanziamenti previsti nella legge di bilancio, in particolare nel capitolo 7273 "interventi per alloggi e residenze universitarie", ammontano solamente a 151.342.000 euro per il prossimo anno finanziario che si stima siano sufficienti a costruire meno di 2000 nuovi posti letto in confronto ai progetti del valore di circa 1.3 miliardi di euro che le università hanno finanziato. Questi numeri sono notevolmente inferiori alle necessità, specialmente nelle grandi città universitarie, dove la carenza strutturale di residenze universitarie contribuisce all'incremento del costo degli affitti. Delusione per gli stanziamenti insufficienti destinati agli interventi per alloggi e residenze universitarie nella legge di bilancio che trovano contrapposta la richiesta del CNSU di aumentare significativamente gli investimenti per la costruzione di nuovi posti letto nelle residenze universitarie al fine di soddisfare le necessità improrogabili. Essenziali sono trasparenza, dialogo e confronto con la componente studentesca per rimediare all'allarme evidente dell'emergenza fuorisede e non perseguire in modo miope scopi vani ed evitabili.

 

Nel capitolo 1815 spicca lo stanziamento di 5.700.000 euro nel "Fondo contributo alla locazione" per sostenere gli affitti degli studenti e delle studentesse fuorisede. Un importo chiaramente inadeguato e una risposta insufficiente alle numerose denunce rispetto al caro affitti, che diminuisce le risorse previste. Un'allocazione di risorse insoddisfacente che non tiene conto in modo delle difficoltà economiche che gli studenti e le studentesse devono affrontare nel garantire un alloggio. Questo importo inoltre risulta chiaramente inadeguato rispetto alla numerosa popolazione studentesca fuori sede. E' necessario aumentare in maniera consistente il fondo affinché garantisca un reale sostegno economico agli studenti e alle studentesse.

 

Nell'ambito del capitolo 7266 della legge di bilancio, relativo al "Fondo edilizia universitaria e grandi attrezzature", ci preme evidenziare che l'allocazione di 220.300.000 euro rappresenta un importo inferiore rispetto all'anno precedente. Questo dato, già dimostrato in alcuni casi non sufficiente, solleva preoccupazioni particolari, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti presso l'Università di Cagliari e altri atenei della penisola. Si ritiene imperativo aumentare la dotazione del "Fondo edilizia universitaria e grandi attrezzature". Questo intervento è fondamentale per garantire condizioni ottimali per la formazione e la ricerca nelle università, contribuendo così a mettere in sicurezza gli immobili e garantire un ampliamento strutturale degli spazi a disposizione abbattendo il sovraffollamento delle aule.

Riteniamo pertanto necessario un adeguamento a tali fondi stanziati per l'edilizia universitaria tenendo conto che l'aumento necessario per soddisfare il fabbisogno reale e le esigenze degli studenti si attesta secondo i seguenti valori: 750 mln di euro per il prossimo anno ed un miliardo di euro in più all'anno per i prossimi 3 esercizi. Tale fabbisogno reale si riferisce al totale investimento necessario per poter soddisfare la domanda dei posti letto avanzata dagli studenti.

 

Borse di studio

 

Sono numerose le volte in cui questo consiglio ha lanciato un allarme sul diritto allo studio: si sottolinea come in mancanza di un investimento concreto sul Fondo Integrativo Statale (FIS) la situazione relativa agli idonei non beneficiari peggiorerà drasticamente nonostante il finanziamento relativo al PNRR nei confronti di cui questo Governo sembra iniziare a provare disaffezione. Infatti a partire dal 2024 i fondi previsti per la stabilizzazione dell'investimento relativo al PNRR vengono ridotti di 35.320.394 Euro, passando dai 580 milioni nel 2023 ai 555 milioni nel 2024. A partire dal 2026, inoltre, si prospetta un taglio significativo di 250 milioni di euro destinati al diritto allo studio, equivalente a un drastico 44% di disinvestimento. Questa riduzione sostanziale dei fondi avrà come conseguenza la diminuzione di circa 55 mila borse di studio finanziate e renderà strutturale la figura dello studente idoneo non beneficiario che già andrà acuendosi da qui al 2025.

Si esprime con fermezza opposizione a questa prospettiva, considerata inaccettabile, specie in un contesto in cui i costi della vita e le spese per gli studi registrano una crescente tendenza, mettendo gli studenti e le studentesse in una condizione sempre più precaria. L'assenza di una strategia a lungo termine comporta gravi rischi per la prosecuzione degli studi di una vasta porzione della comunità studentesca, generando disparità significative nell'accesso all'istruzione universitaria e minando il diritto costituzionale previsto dall'articolo 34. Emerge, pertanto, l'impellente necessità di riconsiderare tempestivamente tali decisioni al fine di assicurare un futuro di accessibilità e sostenibilità per tutti e tutte dei percorsi di studio.

In modo tale da garantire la copertura delle borse di studio a tutti gli studenti idonei beneficiari riteniamo essenziale che il FIS sia soggetto ad un aumento di investimenti pari ad ulteriori 300 milioni di euro in aggiunta alla base di quest'ultimo esercizio annuale. Questa richiesta viene formulata in seguito agli aumenti predisposti dai DM 203 e 204 del 23.02.2023

In conclusione, riteniamo grave che i tagli al diritto allo studio non solo riducano il numero delle borse di studio, ma che questo avvenga dopo che il governo ha raggiunto per la prima volta la totale platea di idonei beneficiari. Tale provvedimento denota la mancanza di una visione politica alla base e di una visione a lungo termine concernente il tema del diritto allo studio. Difatti, allo stato dell'arte, il diritto allo studio fino ad oggi viene finanziato solo nel momento in cui ci sono circostanze favorevoli per farlo. Dunque, la questione di fondo non è coprire esclusivamente le borse di studio in modo saltuario e sporadico, ma che questa copertura avvenga nel contesto di una visione politica che abbia come centro il valore dello studente per lo sviluppo del paese.

Finanziamento degli atenei

Anche il capitolo relativo al finanziamento agli atenei è estremamente deludente. I finanziamenti disposti, in particolare per quanto riguarda il Fondo di Finanziamento Ordinario, sono chiaramente insufficienti per affrontare le necessità reali delle Università.

L'aumento di appena 98 milioni di euro è una misura del tutto inadeguata. Solo per far fronte all'inflazione, secondo l'ISTAT stimata al 5,7%, sarebbero necessari almeno 500 milioni di euro aggiuntivi e lo stanziamento complessivo non prevede neanche un ulteriore aumento in relazione alla copertura degli scatti stipendiali: questo porterà a tagliare in servizi alla componente studentesca. Questo finanziamento insufficiente avrà un impatto profondamente negativo sulla qualità della formazione e sulla capacità delle università di offrire servizi adeguati agli studenti e alle studentesse, mettendo a rischio il loro accesso a un'istruzione di qualità.

 

Interventi in materia di istruzione e cultura (BORSE DI STUDIO PER L'ERASMUS ITALIANO)

In riferimento agli interventi in materia di istruzione e cultura, prendiamo atto dell'istituzione di un fondo apposito per l'Erasmus italiano per un totale di 10 milioni di euro, destinati alle annualità 2024 e 2025, finalizzati all'erogazione di borse di studio in favore degli studenti iscritti ai corsi di laurea o di laurea magistrale che partecipano a programmi di mobilità nazionale sulla base di convenzioni stipulate tra gli Atenei italiani. Valutiamo positivamente lo stanziamento di tale fondo per l'avviamento del progetto.

Rileviamo però alcune lacune applicative rispetto a modalità procedimentali attraverso cui questi fondi dovrebbero essere stanziati e redistribuiti tra i diversi Atenei aderenti su cui bisognerebbe intervenire.

È auspicabile, in tal senso, determinare con maggiore chiarezza l'ammontare degli importi erogabili per le singole borse di studio, modalità di richiesta del beneficio e per l'erogazione delle borse di studio nonché indicare il valore ISEE per accessi alle borse di studio stesse (vds. art. 61, co. 4).

Riteniamo, altresì, che una maggiore chiarezza di tali indicatori garantirebbe maggiore accessibilità e parità di opportunità per gli Atenei aderenti rispetto ad una contestuale e più pertinente erogazione e allocazione di fondi e che una sua piena armonizzazione in tal senso sarebbe utile per una piena ed efficace attuazione del progetto a livello nazionale onde evitare aggravi per gli Atenei italiani.

Riteniamo, in conclusione, che una sua maggiore chiarezza garantirebbe una linea comune di adesione al progetto con contestuale monitoraggio utile a garantire maggiore accessibilità tra i diversi Atenei italiani.

 

Trasporti, ambiente, salute e benessere psicologico

Si accoglie (auspicando che sia misura transitoria) la reintroduzione del bonus trasporti che ammonta a 35 milioni complessivi e che consentirà alle famiglie con un ISEE inferiore a 20.000 euro di beneficiare di uno sconto mensile di 60€ sugli abbonamenti ai mezzi pubblici. Questa misura offre un sostegno economico significativo, pari a 720 euro annui a circa 45.000 famiglie. Tuttavia, non è possibile esprimere piena soddisfazione: è ancora assente una normativa puntuale sui LEP che garantisca la possibilità di accedere gratuitamente all'abbonamento per il TPL alla componente studentesca beneficiaria di borsa di studio. In aggiunta, in media, uno studente o una studentessa spendono circa 40 euro mensili e quasi 500 euro annui per muoversi verso le sedi di studio e, nel caso di studenti fuori sede, per il rientro a casa. Una cifra proibitiva e inaccessibile. Il bonus trasporti sebbene utile per una parte della popolazione studentesca, non affronta in modo strutturale il problema. È evidente inoltre come, rispetto allo stanziamento di due anni fa, l'accesso a questo beneficio sarà limitato a una platea notevolmente ridotta. È essenziale adottare misure più ampie e strutturali per migliorare la condizione studentesca: è necessario prevedere finanziamenti adeguati ed accordi rivolti a rendere gratuito il trasporto pubblico per la componente studentesca universitaria.

Si esprime parere negativo in relazione alla totale assenza di investimenti strutturali di carattere ambientale. Si nota come il governa abbia nuovamente rinviato fino al 1° luglio 2024 l'entrata in vigore della plastic e sugar tax, rispettivamente le imposte sul consumo di imballaggi usa e getta in plastica non compostabile e sulle bevande edulcorate, in questo modo si continua a sfavorire una transizione ecologica in particolare sugli imballaggi usa e getta che provocano ingenti danni ambientali. Il superbonus 110% viene bloccato in questa legge di bilancio a favore probabilmente una misura simile che sarebbe chiamata "Ecobonus sociale 2024" ossia un "Superbonus per redditi bassi ". Saranno prorogate invece le altre misure legate ai bonus casa 2023 quali Sismabonus, Ecobonus, impianti fotovoltaici, il Bonus ristrutturazione 2024, il Bonus condizionatori, il Bonus tende da sole e il Bonus zanzariere. Previste anche misure come il bonus fotovoltaico, il reddito energetico e il bonus colonnine elettriche privati. Nel contesto attuale, l'unica certezza riguardo al Superbonus è la transizione dal meccanismo di cessione del credito e sconto in fattura a quello delle detrazioni fiscali a partire da gennaio. Questa misura viene recepita in parte positivamente grazie al mantenimento di alcuni bonus edilizi che permettono l'efficientamento energetico ma non solo degli abitati, tuttavia rimangono diverse incertezze legate al superbonus che possono gravare molto sulla popolazione. La Legge di Bilancio 2024 assicura le risorse necessarie per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Siamo molto sfavorevoli a questo intervento, infatti i finanziamenti stanziati per realizzare questa super opera pubblica potrebbero essere investiti per realizzare infrastrutture, collegamenti e mettere in sicurezza il sud e la Sicilia. Mancano investimenti strutturali per contrastare il dissesto idrogeologico, facendo così vengono lasciate le regioni e gli enti pubblici da soli che economicamente sono sempre più in difficoltà. Il contrasto al cambiamento climatico non viene mai preso in considerazione, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi rimane una vana speranza anche se si dovrebbe agire subito, basti pensare alla desertificazione sempre maggiore, alle nuove specie aliene che provocano danni immensi alle specie autoctone e agli ecosistemi in generale. Il settore primario è il più colpito dal cambiamento climatico, tuttavia a parte i fondi per chi viene colpito, non viene preso in considerazione il potenziamento a ricerche e investimenti strutturali per aiutare chi vede tutti i giorni un ambiente che cambia rapidamente e colpisce un settore cuore dell'Italia. L'università in stretta collaborazione con i territori può avere un ruolo fondamentale per sviluppare progetti di transizione energetica, ecologica e conservazione degli ecosistemi contrastando il cambiamento climatico.

Il Consiglio sottolinea, in linea con l'art. 32 della Costituzione, la necessità di investimenti per la tutela del benessere psicologico, tramite le Università e il sistema sanitario nazionale, al fine di rendere completamente accessibili i servizi di assistenza psicologica pubblici.

La necessità di investimenti strutturali per la tutela della salute mentale e il supporto psicologico è evidente, considerando anche i dati preoccupanti riguardanti il disagio psicologico tra i giovani e le giovani in Italia. 800.000 giovani dichiarano di vivere in una condizione di disagio psicologico e si aggiungono i dati UNICEF ( 'La condizione dell'Infanzia nel mondo 2021" circa il 16% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni, circa 956.000, soffre di problemi di salute mentale) che indicano che circa il 16% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni soffre di problemi di salute mentale, sottolineando ulteriormente l'urgenza di affrontare la questione. Contestualmente il HBSC - Health Behaviour in School-aged Children, a cui anche l'Italia partecipa, attesta che solo il 20-40% degli adolescenti con problemi di salute mentale viene diagnosticato dai servizi sanitari e solo il 25% riceve un trattamento adeguato. L'inserimento di 40,5 milioni sul Fondo di Finanziamento Ordinario per forme di presidi psicologici universitari è un primo passo, ma insufficiente: non è presente una voce di spesa

unicamente indirizzata al supporto psicologico, ma anzi sono sovrapposte una lista di tematiche centrali per l'università, come l'inclusione degli studenti, i tirocini curriculari e il placement dei laureandi e dei laureati entro un anno dal conseguimento del titolo, il sostegno agli studenti fuori sede con condizioni socio-economiche disagiate, che meriterebbero ingenti investimenti singoli.

Per non vanificare questo investimento è poi necessario che sia garantito un aumento di risorse sul Sistema Sanitario Nazionale, permettendo così la continuità dei percorsi di assistenza psicologica dopo l'intervento degli sportelli universitari, che siano pubblici, gratuiti e accessibili. Come afferma il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, le aree del SSN in cui è necessario prevedere o aumentare la presenza degli psicologi sono essenzialmente 4: le cure primarie, i servizi specialistici, gli ospedali e l'ambito dell'organizzazione. Affinché possano essere erogate le attività ambulatoriali e domiciliari previste dai LEA e dal PNC (Piano Nazionale Cronicità) è necessario prevedere la presenza degli psicologi nelle Case della Comunità e nell'assistenza domiciliare. Per questo serve stanziare almeno 225 milioni di euro per garantire l'accesso agli sportelli presso gli Atenei.

Infine per rendere realmente strutturale l'impegno sul benessere psicologico e la presenza di sportelli psicologici nei luoghi di istruzione, il Consiglio sollecita la parte politica a calendarizzare e approvare le discussioni circa i disegni di legge sul tema, tra cui "Atto Senato numero 691" e "Atto Camera 1108" ovvero il disegno di legge "Chiedimi come sto", presentato alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica.

 

Dottorato di ricerca e ricerca universitaria

Non è previsto alcun intervento sul fronte dell'incremento delle borse di dottorato di ricerca. L'art. 1, co. 639 e 640, l. 205/2017 ha disposto l'adeguamento, a decorrere dal 2018, dell'importo delle borse di studio concesse per la frequenza dei corsi di dottorato di ricerca, prevedendo uno specifico incremento del Fondo per il finanziamento ordinario (FFO) di cui all'art. 5, comma 1, lettera a) della legge 24 dicembre 1993, n. 537, a cui sono seguiti due Decreti ministeriali: il D.M. 40 del 25 gennaio 2018 e il D.M. n. 247 del 23 febbraio 2022, il quale da ultimo ha rideterminato l'importo annuo della borsa di dottorato da € 15.343,28 a € 16.243,00 al lordo degli oneri previdenziali a carico del percipiente.

Come rilevato nella X Indagine dell'Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia, le borse di dottorato di ricerca sono del tutto inadeguate rispetto al costo della vita, ulteriormente aggravatosi dallo choc inflattivo, e incomparabili con l'ammontare percepito dai dottorandi in Europa, rappresentando un indubbio vulnus all'attrattiva dei corsi di dottorato italiani per neo-laureati italiani e stranieri. Questo quadro, ulteriormente aggravato dall'aumento previsto del minimale contributivo INPS che non consentirà nuovamente ai dottorandi di ricerca di versare un'intera annualità contributiva, rende necessario un ulteriore e urgente adeguamento dell'importo della borsa di dottorato, assente dalla Legge di Bilancio. Lo stanziamento necessario a portare l'importo netto della borsa di dottorato per tutti i cicli attualmente in corso a € 1.280,00 ammonterebbe a 158 milioni di euro per l'anno 2024 e di 60 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025.

È da rilevarsi la totale assenza di qualsivoglia intervento a sostegno e supporto del dottorato di ricerca e delle attività del personale tecnico amministrativo impiegato per la gestione delle dotazioni PNRR sul dottorato di ricerca, così come di specifiche forme di finanziamento dei contratti di ricerca istituiti dall'ultima novella dell'art. 22 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, di stanziamenti utili al reclutamento accademico di ricercatori a tempo determinato di cui all'art. 24 della legge 30 dicembre 2010, n. 240 (c.d. Ricercatori a tempo determinato in tenure track, RTT), al fine di invertire la rotta rispetto alle miopi politiche di definanziamento cronico e strutturale dell'ultimo decennio e rispondere alla crescente esigenza di riassorbire nel sistema universitario italiano i ricercatori e le ricercatrici formatesi nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Tutto ciò premesso, il CNSU esprime parere negativo, ribadendo la necessità per il futuro di avviare un percorso condiviso che porti alla Legge di Bilancio richiedendo un coinvolgimento nel merito di questo documento e auspicando una risposta.

La Presidente

Alessia Conti



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