Emblema della Repubblica Italiana

Consiglio Nazionale degli
Studenti Universitari

Ministero dell'Università e della Ricerca

2022-2025

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  • Home pagePareri2023Parere in merito allo schema di decreto ministeriale recante i criteri per il riparto del fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle università statali per l’anno 2023

28 giugno 2023

 

 

Alla cortese attenzione

dell'On. Ministro

prof.ssa Anna Maria Bernini

Ministero dell'Università e della Ricerca

gabinetto@pec.mur.gov.it

 

e, p.c.:             al Segretario Generale

Cons. Francesca Gagliarducci

Ministero dell'Università e della Ricerca

segretariatogenerale@mur.gov.it

 

alla Direttrice generale della Direzione generale

delle istituzioni della formazione superiore

dott.ssa Marcella Gargano

Ministero dell'Università e della Ricerca

dgistituzioni@pec.mur.gov.it

OGGETTO : Parere in merito allo schema di decreto ministeriale recante i criteri per il riparto del fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle università statali per l'anno 2023

 

Adunanza del 27 giugno 2023

IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

 

VISTA la nota della Direttrice Generale della Direzione delle istituzioni della formazione superiore prot. 7243 del 12/6/2023, con la quale è stato trasmesso, per il parere di competenza, lo schema di decreto ministeriale recante i criteri per il riparto del fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle università statali per l'anno 2023;

 

VISTO lo schema di decreto recante i criteri per il riparto del fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle università statali per l'anno 2023 come sopra individuato;

 

VISTO il decreto ministeriale n. 1015 del 4 agosto 2021 relativo al "Costo standard per studente in corso 2021- 2023"; Visto il decreto ministeriale n. 226 del 14 dicembre 2021 relativo al "Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati";

VISTA la legge 29 dicembre 2022 n 197, concernete il "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025";

 

VISTO il parere espresso dal Consiglio nazionale degli studenti universitari del 13 gennaio 2022, in merito alla predetta Legge di bilancio;

 

VISTA la legge del 29 dicembre 2021 n. 233, di conversione del D.L. n. 152/2021. recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose";

 

VISTO il decreto ministeriale n. 289 del 25/03/2021 relativo alle "Linee generali d'indirizzo della programmazione triennale del sistema universitario per il triennio 2021-2023 e i relativi indicatori per la valutazione periodica dei risultati";

 

VISTO il parere espresso dal Consiglio nazionale degli studenti universitari, nella seduta del 31 maggio 2022, sullo schema di decreto riguardante i criteri di riparto del FFO 2022;

UDITA la Commissione Diritto allo Studio

 

FORMULA IL SEGUENTE PARERE

Si rileva come l'ammontare complessivo per il 2023 del Fondo di Finanziamento Ordinario sia pari ad €9.204.808.794. Pur osservando un aumento dell'importo complessivo, si rileva una riduzione della dinamica di crescita del Fondo di Finanziamento Ordinario, che registra un tasso di aumento rispetto al 2022 pari al 6%, a fronte di un tasso di crescita del 7,2% del 2021 rispetto al 2020. Tale importo, come quello degli ultimi anni, risulta insufficiente e non riesce a rispondere alle reali esigenze di rilancio del sistema universitario nazionale.

Si nota con ferma disapprovazione una diminuzione sostanziale della quota base dell'FFO, passando da €4.210.252.154 del 2022 a € 4.199.022.084 del 2023, tendenza già osservabile negli ultimi anni (dal 72,5% del 2014 al 48,6% del 2022); di contro, la quota premiale, già in costante incremento (dal 17,3% del 2014 al 27% del 2022), è cresciuta notevolmente, arrivando a € 2.500.000.000 dai € 2.336.000.000 del 2022, crescendo dunque del 6,56 %. La parte di finanziamento destinata ai  cosiddetti interventi specifici, ossia a vincolo di destinazione  per gli Atenei a discapito dell'autonomia di ciascun Ateneo nella gestione delle proprie risorse, seppur leggermente diminuita in termini di confronto assoluto (€ 26.900.710 da € 27.304.796 del 2022), pesa il 29,22% dell'FFO totale contro il 22,6% dello scorso anno. Il consiglio si esprime negativamente rispetto a tale tendenza.

Si prende atto degli "interventi specifici" in favore del reclutamento di ricercatori universitari, con la segnalazione che, in mancanza di istituti volti alla perequazione fra l'incremento della spesa corrente e gli "interventi specifici" a favore del reclutamento da piano straordinario, si assisterà, come si sta assistendo, alla sterilizzazione del reclutamento su contingente assunzionale in favore della sola utilizzazione delle risorse fornite sulla base del piano straordinario.

Inoltre, con l'indice inflativo degli ultimi anni e con l'aumento dei costi sostenuti dagli Atenei, specialmente sotto il profilo delle utenze (energia e gas) e del personale, la crescita del 6,34% rispetto a quella del 2022 non riesce infatti a compensare l'aumento inflativo  che nel 2022 si è assestato al valore dell'8,1%. Solo i costi delle utenze potrebbero essere aumentati di 250 milioni di euro, secondo una stima spannometrica. Nel confronto con l'importo dell'FFO all'anno solare 2009 (ossia prima dei tagli) e calcolando il valore reale "depurato" dall'effetto dell'inflazione, soltanto per recuperare l'importo 2009 l'FFO avrebbe dovuto essere di  9,34 miliardi (considerando solo l'inflazione 2022) o addirittura 9,86 miliardi (calcolando anche l'inflazione stimata nel 2023).

Anche l'OCSE nell'ultimo rapporto "Education at a Glance 2022" rileva come nell'ambito dell'istruzione terziaria, ne 2019 "la spesa media per studente in Italia è di 12 177 USD all'anno […] Tale spesa si colloca tra le più basse dell'area dell'OCSE". La crescita del Fondo di Finanziamento Ordinario negli ultimi quattro anni non risulta sufficiente per ribaltare la situazione, in quanto la spesa pro-capite per studente è aumentata grazie al Fondo soltanto di 950-1000€ pari a poco più di 1.000 dollari.

Ciò premesso, risulta necessario ribadire come il sistema di finanziamento sia da ripensare in una logica radicalmente differente. Non serve unicamente un cospicuo aumento degli investimenti, ma soprattutto una ripartizione più equa che possa garantire agli atenei degli elevati livelli nella qualità della didattica e della ricerca, in modo da frenare un sistema che, non distinguendosi dal contesto in cui agisce, diventa anch'esso causa ed amplificatore delle diseguaglianze territoriali. Il finanziamento, strutturato in questa maniera, favorisce infatti logiche di concentrazione delle risorse in pochi centri particolarmente attrattivi, impattando innegabilmente sulla qualità di didattica e ricerca di molti atenei che non sono considerati tali.

Il fondo di finanziamento ordinario, dunque, non risulta sufficiente per coprire le esigenze di un sistema che necessita  di maggiori investimenti, soprattutto tenendo in considerazione il contesto socio-economico in cui esso agisce, che giorno dopo giorno peggiora sempre di più.

Un ultimo tema che il Consiglio non può esimersi dall'affrontare è quello del malessere psicologico che affligge la comunità studentesca e di cui il Ministero si deve occupare tramite azioni mirate e concrete. Le nefaste conseguenze a cui giungono molti studenti e studentesse universitarie, sono causa del perpetrarsi di logiche estremamente merito-centriche e dannose. Questo decreto, come i precedenti, manifestano  assenza di consapevolezza della situazione.

Si ritiene pertanto di necessità primaria sia per le Università che per gli studenti un ripensamento non solo in termini quantitativi dell'investimento, ma anche qualitativi. Servono risorse adeguate a mettere in campo misure che vadano realmente incontro alle reali esigenze della componente studentesca. Il Consiglio, auspica un ripensamento dei fondi anche in termini qualitativi, così da essere in grado di rilanciare e migliorare in maniera sana e omogenea le università italiane, che altrimenti risultano vittima di una logica tesa ad un determinismo economico che poco è utile al nostro sistema paese. Un particolare riferimento deve essere fatto al comparto Ricerca, fondamentale considerando la sfida lanciata dalla transizione ecologica e dal futuro che ci spetta. Per questo motivo, la ricerca deve ricoprire un ruolo ancora più centrale nel dibattito sull'Università, con maggiori investimenti e possibilità per i futuri ricercatori.

ART 1: Assegnazioni per obbligazioni assunte e per interventi specifici

ln merito agli stanziamenti dedicati agli accordi di programma, il CNSU, pur valutando generalmente con favore gli interventi di incentivo o di riequilibrio posti in essere dal Ministero nei confronti di realtà territoriali e universitarie che meritano politiche differenziate, ribadisce come questi Interventi debbano avere stanziamenti aggiuntivi rispetto ai fondi di finanziamento del sistema universitario nazionale.

Emerge poi la necessità di un monitoraggio trasparente e pubblico rispetto agli interventi finanziati dall'art. 1., che possa fare maggiore chiarezza rispetto agli interventi singoli e specifici che devono essere posti in essere nelle realtà che ne hanno più bisogno così da determinare una politica di intervento adatta alle reali esigenze locali. Il Consiglio chiede pertanto un database consultabile da chiunque che spieghi e verifichi puntualmente l'attuazione.

 

ART 2: Interventi quota base - Università

Questo consesso rileva come il timido aumento nominale di 110 milioni della quota base veda, come contraltare, una riduzione ulteriore del peso di questa voce pari all'1,7%. Il modico aumento previsto in valore assoluto evidenzia come il Ministero marginalizzi sempre di più la componente della quota base a favore della quota premiale (dinamica vista gli anni scorsi) e della quota vincolata (aumentata anche quest'anno). Auspicando un ulteriore aumento della quota base, si ribadisce come solo questa possa garantire una ripartizione equa delle risorse, a differenza di altre componenti. Si ritiene inoltre che il costo standard abbia raggiunto un livello, pari al 52,4% rispetto al 48,7% dell'anno precedente, sulla quota base tale da alimentare ancora di più effetti distorsivi considerando che a questa percentuale va aggiunta la valutazione dello storico del costo standard, il quale determina un aumento del peso di questo valore. Questo valore, non andando a considerare gli studenti iscritti ai corsi per un numero di anni superiore alla durata normale del corso di studi aumentata di uno, a causa dei meccanismi di calcolo alla base, genera effetti distorsivi su quegli atenei che per ragioni storiche e di contesto, non da ultimo socioeconomico, si ritrovano un maggior numero di fuori-corso. Tale meccanismo appare completamente irragionevole, sarebbe più opportuno prevedere stanziamenti che prendano in considerazione gli studenti fuoricorso, al fine di promuovere iniziative di supporto e recupero didattico anziché ignorare semplicemente questi ultimi.

Sarebbe auspicabile una profonda riflessione al fine di rimodulare il calcolo del costo standard rispetto alla quale determinare una più equa e precisa redistribuzione delle risorse tenuto conto anche del peso effettivo del costo standard nell'attuale modello che è più elevato rispetto alla percentuale nominale concorrendo per la determinazione della quota di riferimento anche il costo standard degli anni precedenti.

 

ART 3: Interventi quota base - Istituzioni ad ordinamento speciale

Si nota un aumento significativo (circa del 19% rispetto al 2022) dei fondi assegnati alle istituzioni di ordinamento speciale, ai quali a differenza dello scorso decreto è stato concesso uno spazio apposito e specifico.

ART 4: Assegnazioni destinate alle finalità premiali di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-

legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1

(Quota premiale FFO - Allegato 1)

Questo Consiglio valuta negativamente il raggiungimento del limite massimo possibile per legge della quota premiale, fissata al 30% del FFO. Essa alimenta la dinamica concorrenziale del finanziamento che vede nella quota premiale il suo principale presidio (insieme al meccanismo dei dipartimenti di eccellenza). Tale quota nell'attuale scenario di definanziamento rischia di creare una competizione iniqua, allargando la forbice in sede di distribuzione territoriale delle risorse tra atenei del Nord e del Sud e/o piccoli e grandi atenei. Il decreto rimane dunque in linea con il costante incremento che ha portato la quota premiale dal 17,3% del 2014 al 27% del 2022, a scapito della quota base che si è ridotta al 48,6% dal 72,5% del 2014. La crescita di questa voce avviene a scapito del FFO libero.

Tali dinamiche di competizione nascono dalle linee generali d'indirizzo della programmazione triennale delle università 2021-2023, approvate con D.M. n. 289 del 25 marzo 2021. Tali linee guida determinano infatti, anche solo con la valutazione della ricerca e dei ricercatori, un'impossibilità ad effettuare una rilevazione uniforme delle politiche adottate dalle singole istituzioni universitarie. In merito ai criteri di ripartizione della quota premiale, questo consiglio ribadisce la propria contrarietà alla schiacciante prevalenza del criterio relativo alla VQR, pari al 60%, il quale palesa delle criticità a più riprese evidenziate da larga parte del mondo accademico, per le evidenti storture derivanti da una scarsa capacità di un sistema di valutazione quantitativo-algoritmico a porsi come parametro di qualità della ricerca.

Il consiglio  denuncia nuovamente la scarsa presenza di indicatori che valutino autenticamente impegno e progresso degli atenei nel garantire la qualità della formazione.Si auspica quindi l'inserimento di indicatori della qualità della didattica e dei servizi agli studenti fra i criteri di assegnazione. In particolar modo si raccomanda che tali valutazioni siano più esigenti verso quegli atenei che già sono stati premiati e che misurino quindi l'efficienza dei fondi assegnati ai singoli atenei.

Nell'allegato 1, lettera C, nella disciplina della "riduzione dei divari" si sottolinea come sia necessario affidare alle singole università una maggiore autonomia di scelta di obiettivi e azioni. Si ribadisce pertanto la raccomandazione che, per non incidere negativamente sul funzionamento degli atenei e non penalizzare le Università in maggiore difficoltà, la quota premiale torni ad avere una funzione meramente integrativa del finanziamento complessivo che invece dovrebbe seguire una logica maggiormente perequativa e livellatrice dei divari socio-economici territoriali. Questo, al fine di intervenire efficacemente sul tema dell'equa distribuzione di risorse, evitando di aggravare le condizioni di atenei (presenti soprattutto nel sud-Italia) già pervasi da problemi strutturali e difficilmente risolvibili senza importanti interventi esterni di finanziamento.

ART 5: Intervento perequativo

Il CNSU sottolinea la necessità che siano aumentate le risorse complessivamente destinate alla perequazione (per il 2023 pari a soli 150 milioni), così come nel 2022, riportandole perlomeno non soltanto a livelli del 2021 (175 milioni) oppure del 2016 (195 milioni) ma a un livello ben superiore. Nel merito dell'intervento perequativo si osserva quanto segue:

  • appaiono sostanzialmente condivisibili le finalità A e C di cui all'allegato 2;
  • circa la finalità A questo Consesso richiede però il ripristino del peso pari all' 11% già utilizzato nel FFO 2021, più consono al fine perequativo (allegato 2);
  • circa la finalità B questo Consesso si esprime negativamente in relazione all'aumento dell'intervallo di salvaguardia dal 6% all'8% e richiede, coerentemente con i propri pareri precedenti, di condurre ogni Università entro l'intervallo di salvaguardia da 0% a +3% rispetto all'assegnazione del FFO dell'anno precedente, esclusi gli interventi specifici (Allegato 2). Una maggiore attenzione alla perequazione consentirebbe agli atenei di adeguarsi più gradualmente alle incognite legate alle crescenti incidenze del costo standard per studente e della quota premiale e, più in generale, agli effetti degli incrementi stipendiali obbligatori. Si auspica, quindi, che sia dedicato alla perequazione il massimo di risorse previste dallo schema di decreto sulla programmazione triennale 2023 - 2026 (3%).

ART 6: Incentivi per chiamate dirette ai sensi della legge 230/2005

Si esprime negativamente in riferimento alla diminuzione dei finanziamenti destinati alla mobilità di docenti e ricercatori (12 milioni) rispetto a quanto stanziato nello scorso decreto  (20 milioni) e l'uso esclusivo, in regime di cofinanziamento al 50% della chiamata diretta di professori e ricercatori di cui all'articolo 24 comma 31 lettera b) della legge 30 dicembre 2010, n. 240, ai sensi dell'articolo 1, comma 9, primo periodo, della legge 4 novembre 2005, n. 230. Questo Consesso ritiene che i finanziamenti relativi al reclutamento del personale docente e ricercatore debbano avere carattere strutturale, ciclico e programmato non potendo esaurirsi a misure episodiche. Non possiamo dunque esimerci dal notare un netto passo indietro rispetto alle risorse previste l'anno scorso, anno nel quale il fondo unico era già destinato (come il presente anno) le sole chiamate dirette.

Il Consiglio rimarca come le procedure di chiamata diretta restino oggetto di una normativa lacunosa, evidenziando inoltre come manchi un'anagrafe della distribuzione a livello nazionale fra le varie tipologie degli incentivi per chiamate dirette e di docenti esterni agli Atenei. Riprendendo il parere dello scorso consiglio, a fronte di quanto avvenuto, si evince come un piano strutturale di aumento del personale ricercatore e docente in servizio presso gli atenei italiani sia necessario.

ART 7: Programma per giovani ricercatori "Rita Levi Montalcini"

Si apprezza la stabilizzazione dello stanziamento di risorse rispetto al 2022 (8,5 milioni). Questo Consesso esprime anche per le misure di quest'articolo le stesse considerazioni espresse alla misura precedente rispetto ad una richiesta di reclutamento ordinata e strutturale.

ART 8: Consorzi interuniversitari e gestione rete GARR

Come già rilevato lo scorso anno, il CNSU prende atto (allegato 3) che larga parte delle risorse previste sono destinate ai consorzi Cineca e Almalaurea (13,770 milioni). È invece confermata l'esigua cifra degli scorsi anni (2 milioni) destinata ai consorzi interuniversitari che hanno partecipato alla VQR 2015-2019 secondo le modalità previste nell'allegato 3. Si ribadisce come un maggiore finanziamento della rete GARR sia necessario per offrire un'adeguata risposta alle esigenze didattiche e di ricerca degli atenei.

ART 9: Interventi a favore degli studenti

Nonostante l'aumento dei fondi destinati agli interventi a favore degli studenti (+55 milioni, l'aumento più alto rispetto al resto degli interventi, con un aumento del 10%) rispetto ai criteri di riparto del fondo di finanziamento ordinario dell'anno 2022, si tenga in considerazione che l'aumento non copre il taglio di 105 milioni apportato nel 2022.

Lettera a)

Il Consiglio rileva l'incremento, positivo seppur molto esiguo, dei finanziamenti alle borse di dottorato e post lauream e rileva la necessità di intervenire sul finanziamento complessivo dedicato al dottorato di ricerca incrementando lo stanziamento strutturale per compensare gli atenei del maggior costo delle borse, in vigore dal 1° gennaio 2018, che trova solo una parziale compensazione nel FFO, con conseguenti maggiori oneri a carico dei bilanci dei singoli atenei.

Inoltre critica l'invarianza per il finanziamento di borse di dottorato di ricerca a tematica libera, in quadro di complessivo aumento delle borse di dottorato di ricerca dovuto al finanziamento di posizioni su fondi PNRR a tematica vincolata.

Il Consiglio invita il Ministero ad aumentare i fondi previsti per il dottorato di ricerca visto il numero di posti esiguo e con una retribuzione ancora largamente insufficiente.

Lettera b)

Il Consiglio ritiene che, qualora vengano stanziati fondi specifici per la mobilità nazionale, questi non debbano intaccare i fondi, già insufficienti relativi alla mobilità esterna al Paese,  che continua a rappresentare un'occasione fondamentale di scambio e studio. Questi fondi relativi alla frase precedente già insufficienti non devono essere intaccati dallo schema di modifica del d.m. 270/2004 sul quale il CNSU esprime contrarietà.

Inoltre, il consiglio ritiene necessario un lavoro strutturale e significativo sulle attività di orientamento pre-universitario, di sostegno didattico e di tutorato. Questi tre aspetti sono infatti alcuni degli strumenti per contrastare i fenomeni di isolamento e rinuncia agli studi che coinvolgono un numero di studenti sempre maggiore. Si evidenzia quindi la necessità di un aumento del fondo destinato a queste attività.

Il Consiglio infine ricorda quanto sia necessario attuare delle politiche strategiche precise, rivolte a sanare le disuguaglianze presenti in materia tra gli atenei.

Lettera c)

Anche se si valuta positivamente la scelta di ripristinare il finanziamento straordinario stanziato dal D.L. 73/2021 per favorire l'attività di orientamento e tutorato a beneficio degli studenti che necessitano di azioni specifiche per promuovere l'accesso ai corsi della formazione superiore, nonché di azioni di recupero e inclusione, anche con riferimento agli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell'apprendimento secondo i criteri previsti con il decreto ministeriale 30 giugno 2021 prot. n. 752, il Consiglio continua ad esprimere contrarietà al taglio di questa spesa rispetto al 2021.

Lettera d) + lettera e)

Per quanto attiene il consolidamento delle risorse destinate alla contribuzione studentesca, il Consiglio condivide la scelta di stabilizzare le risorse destinate alla compensazione della no-tax area. A questo proposito, il Consiglio sottolinea la necessità, nel tempo, di un progressivo innalzamento della stessa a 30.000 ISEE, secondo quanto già espresso in passato. In relazione a questo, si valuta necessario un aumento sostanziale dei fondi per favorire il diritto allo studio, permettendo non solo il consolidamento della no tax area ma l'avvio di un percorso dell'istruzione terziaria superiore realmente accessibile.

Si rende inoltre necessaria un'iniziativa volta a proporzionare la compensazione destinata ad ogni ateneo in base all'incidenza del minor gettito da contribuzione studentesca, che può variare in base al reddito medio degli studenti che vi risultano iscritti. Questo per colmare le disparità tra atenei che si trovano in contesti socioeconomico differenti.

Si condivide tale decisione, ma si chiede un impegno ad ampliare la no tax area con tempistiche che consentano una corretta programmazione agli atenei all'interno dei propri manifesti o regolamenti. Il CNSU sottolinea come l'attuale sistema di riparto della no tax area, il quale ha come base l'ammanco previsto mettendo a confronto i dati dell'anno precedente, penalizzi gli atenei virtuosi che, di propria iniziativa, abbiano innalzato la no tax area a livelli superiori rispetto ai minimi fissati dalla legge ed inoltre sottolinea come questo meccanismo non tenga conto delle nuove immatricolazioni, peraltro in calo, determinando. quindi un peso gravoso sui bilanci dei singoli atenei.

In riferimento ai fondi predisposti per la compensazione del minore gettito da contribuzione studentesca si rileva come ad un aumento del numero complessivo di famiglie rientranti nella No-Tax Area non corrisponda un aumento proporzionale di tali fondi. In questo modo il minor gettito grava direttamente sui bilanci di Ateneo. Il Consiglio sollecita inoltre una riflessione in merito, al fine di evitare effetti negativi anche sulle fasce escluse dagli interventi, che potrebbero essere generati da politiche di Ateneo volte a coprire l'eventuale mancato gettito da parte del Ministero a sostegno degli interventi di diritto allo studio.Questo con riferimento anche agli Atenei meridionali, ove risulta iscritto un numero di studenti beneficiari elevato rispetto al resto d'Italia, in ragione delle differenze reddituali.

Il CNSU invita quindi il ministero a procedere ad una revisione di questi parametri visto che, in caso contrario, ne risentiranno gli indicatori di sostenibilità dei bilanci degli atenei determinando politiche di consolidamento che passano o per riduzioni delle assunzioni, andando a ledere anche il diritto allo studio, o per aumenti della contribuzione studentesca in altre fasce, generando quindi effetti negativi anche in questo caso sull'accessibilità degli studi, o a un combinato disposto dei due strumenti in una spirale che, evidentemente, andrà a peggiorare lo stato dell'università italiana.

Lettera f)

È necessario porre un accento importante sulla condizione dei fuorisede, visti i numerosi disagi di questi ultimi negli spostamenti, fruizione dei corsi e dei tirocini, sostenimento di esami e accesso alle cure mediche. Il CNSU invita a procedere ad un aumento dell'ammontare dello stanziamento di questo fondo evidenziando come tale ammontare e il relativo stanziamento tardivo risultino irrisori rispetto alle spese e ai costi che uno studente fuori regione deve sopportare, tenuto conto del caro energetico e dell'aumento generale di costi che gravano sulla comunità tutta e che, nel pieno rispetto e accessibilità di tutti all'istruzione e nello specifico per uno studente, risulta essere limitativo e lesivo del diritto allo studio.

Lettera g)

Il Consiglio ritiene positiva la ricezione delle numerose mozioni pervenute da questo consesso, in materia di benessere psicologico, e accoglie quindi favorevolmente l'inserimento dei finanziamenti circa le azioni citate nella suddetta voce, tuttavia critica l'esiguità dei fondi messi a disposizione: difatti tale stanziamento potrebbe risultare non sufficiente per far fronte a due problematiche distinte e assai eterogenee. Quelle citate nel suddetto comma sono tre delle direttrici d'azione più importanti attualmente per gli atenei, meritevoli di piena ed effettiva valutazione circa gli strumenti da mettere in campo per una sua piena valorizzazione. Il Consiglio critica inoltre il testo vago che non specifica quanti fondi vanno riservati a quale azione. Per evitare difformità tra i diversi Atenei, è fondamentale avere direttive nazionali e finanziamenti adeguati rispetto a questi temi.

Il Consiglio ritiene che le tre azioni considerate meriterebbero tre finanziamenti a sé stanti, in particolar modo il sostegno psicologico, dato che i fondi spesi dagli atenei hanno superato i 30 milioni già durante gli anni della pandemia. Il promuovere l'inclusione degli studenti, con riferimento in particolare all'attivazione o potenziamento di servizi di supporto al benessere psicologico, i tirocini curriculari e il placement dei laureandi, andrebbero finanziati separatamente anche per evitarne la sovrapposizione nella struttura o nella gestione.

Il Consiglio invita il Ministero a stabilizzare e accrescere questi fondi, soprattutto se richiesto dalle contingenze, sottolineando quanto sia importante trattare queste questioni in maniera il più possibile strutturare e non emergenziale.

 

ART 10: Interventi previsti da disposizioni legislative

Il consiglio esprime perplessità riguardo l'ammontare complessivo degli interventi vincolati da disposizioni legislative, che oggi pesa per il 17,1% del totale dell'FFO con un aumento di circa 228 milioni rispetto all'anno precedente, quota destinata quasi integralmente al piano straordinario di reclutamento del personale universitario (art.10, comma 1 lettera q).

Nel quadro generale, l'art. 10 mantiene una divisione dei fondi pressoché identica al 2022, presentando una moltitudine di interventi che non aiutano la corretta programmazione degli atenei, mentre il sistema universitario avrebbe urgente bisogno di un rifinanziamento di risorse libere.

Circa il finanziamento ai dipartimenti di eccellenza la cui somma rimane identica, il CNSU esprime ancora una volta una forte contrarietà ai criteri con cui è assegnato, che determinano situazioni di sempre maggiori divergenze all'interno del sistema universitario nazionale, e ritiene inammissibile la  mancanza di trasparenza sull'algoritmo utilizzato e sui risultati raggiunti, un fatto inaccettabile in un ordinamento giuridico improntato alla trasparenza dell'agere amministrativo.

 

Con riferimento al continuo ricorso a piani straordinari per sopperire al depauperamento di personale dell'ultimo decennio, questo Consesso ricorda ancora una volta la necessità di finanziare con reali risorse aggiuntive il sistema universitario nel rispetto dell'autonomia degli atenei ed auspica la creazione di un piano organico di reclutamento pluriennale volto a ricostituire il personale universitario. Nonostante riteniamo erronea questa forma ci riteniamo soddisfatti per l'aumento del piano straordinario di reclutamento del personale che passa da 75 milioni a 300 milioni.

 

In riferimento ai finanziamenti, 50 milioni, finalizzati alla valorizzazione del personale tecnico amministrativo delle università in ragione della numerosità del personale a tempo indeterminato, si sottolinea come questa ripartizione sia stata ragionevolmente cambiata rispetto ai criteri di ripartizione in ragione delle specifiche attività svolte e degli obiettivi raggiunti.

 

Il Consiglio esprime inoltre apprezzamento per i 3 milioni stanziati a favore delle università sedi delle scuole superiori d'ateneo e l'aumento di 1006000 per la Scuola Superiore Meridionale ma si evidenzia negativamente il mancato aumento di fondi generalizzato come per il  Fondo per gli scatti biennali stipendiali, per `sostenere le progressioni di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato', per il Fondo per la Ricerca che nell'anno precedente erano stati aumentati.

Il Consiglio infine ritiene non più procrastinabile un piano di edilizia universitaria volto al superamento di tutte le barriere architettoniche e le insufficienze degli atenei in materia di strutture oltre al loro efficientamento energetico, come è stato più volte richiesto nell'arco di quest'anno con le criticità che il sistema ha mostrato.

CONCLUSIONI

 

Nel chiedere il recepimento delle osservazioni sopra formulate, sentiamo di esprimere un parere complessivamente negativo, fermo restando i numerosi indirizzi di azione considerati positivi e apprezzati. Il parere sarà da considerarsi positivo condizionatamente al recepimento e all'attuazione delle critiche propositive sopra formulate.
Ribadendo l'insufficienza delle risorse pubbliche destinate alla gestione del sistema universitario e chiedendo ulteriori sforzi per allineare in modo stabile il finanziamento del sistema nazionale a quello degli altri Paesi europei, il Consiglio ci tiene a sottolineare l'apprezzamento del lavoro svolto.

Il CNSU inoltre auspica che i futuri necessari incrementi non riguardino solamente comparti estremamente specifici o vincolati, ma che ridiano autonomia e dignità al sistema universitario nel suo complesso, appianando le diversità territoriali che i criteri di riparto continuano a favorire. Servono meccanismi che sostengano stabilmente un'ampia programmazione degli interventi migliorativi all'interno degli Atenei, allo scopo di risanare le disuguaglianze presenti tra le diverse università italiane che continuano ad aggravarsi, rinsaldando le debolezze del tessuto socioeconomico di alcune aree del nostro Paese.

 

 

 

La Presidente

Alessia CONTI

 



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