13 gennaio 2023 Roma, 13 gennaio 2022
Alla cortese attenzione dell'On. Ministro Sen. Anna Maria Bernini PEC: mur.gabinetto@postacert.istruzione.it
e p.c.
al Segretario Generale Cons. Francesca Gagliarducci e - mail: segretariatogenerale@mur.gov.it
alla Direzione generale delle istituzioni della formazione superiore Dott.ssa Marcella Gargano PEC: dgistituzioni@pec.mur.gov.it
alla Direzione generale Dott. Gianluca Cerracchio PEC: dgordinamenti@pec.mur.gov.it
Alla Direzione generale della ricerca Dott. Vincenzo Di Felice
Alla Direzione generale dell'internazionalizzazione e della comunicazione Dott. Gianluigi Consoli PEC: dginternazionalizzazione@pec.mur.gov.it
Oggetto: Parere relativo alla legge 29 dicembre 2022, n. 197 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025
Adunanza del 12-13 gennaio 2022
IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI
VISTA la legge 29 dicembre 2022, n. 197.M Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025.
VISTO il Parere approvato dal CNSU nella seduta del 30 e 31 maggio 2022 con oggetto: "Parere in merito allo schema di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO)"
VISTO il Parere approvato dal CNSU nella seduta del 5 dicembre 2020 con oggetto "Parere relativo al DDL 2790 - Bilancio di previsione dello stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023"
VISTO il Parere approvato dal CNSU nella seduta del 7 ottobre 2020 con oggetto "Parere del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari sul Recovery Fund";
VISTO il parere approvato al CNSU nella seduta del 24 luglio 2020 con oggetto: "Parere relativo ai criteri di ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) delle università statali e dei consorzi interuniversitari per l'anno 2020 e schema di integrazione al DM N. 989 del 2019)"
VISTA la mozione approvata dal CNSU in data 7 ottobre 2020 con oggetto: "Proposte di intervento in materia di diritto allo studio per la legge di bilancio 2021"
CONSIDERATO il disagio del caro-energia e gli effetti che il medesimo sta causando e causerà a discapito delle studentesse e degli studenti universitari
ESPRIME IL SEGUENTE PARERE
Ci sentiamo, innanzitutto, di esprimere rammarico su come in materia di diritto allo studio e sistema Universitario sia dedicato il solo titolo VII (Scuola, Università e Ricerca) e che, nel caso di specie, sia in riferimento il solo art. 101 rubricato "Misure in materia di Università e borse di studio". Rispetto a questo commento avremmo preferito essere formulato come parere ante approvazione legge di bilancio con una incidenza e risonanza maggiore a seguito della espressione dell'intero Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari rispetto a proposte e considerazioni che in itinere avrebbero potuto garantire una voce studentesca sui lavori della legge in oggetto. Con riferimento a questi pareri generali sulla Legge di Bilancio critichiamo aspramente il tardivo insediamento di quest'organo da parte del Ministero dell'Università e della Ricerca ed il conseguente ritardo nell'inizio dei lavori di quest'organo. Le condizioni hanno reso impossibile la piena espressione delle potenzialità del Consiglio anche a causa della mancanza dei documenti o anche solo della richiesta del parere da parte del Ministero. Ribadiamo quindi la necessità di richiedere e fornire per tempo la necessaria documentazione e la richiesta di esprimere un giudizio prima dell'approvazione della legge stessa trattandosi di un provvedimento critico e centrale per tutta la comunità studentesca e per il nostro sistema Paese. Gli studenti e le studentesse versano in una condizione drammatica all'interno degli atenei italiani e nei contesti che abitano. Le condizioni economiche frutto degli strascichi dell'emergenza pandemica, ma soprattutto del rincaro dei costi dell'energia hanno ulteriormente aggravato la pressione economica sui singoli nuclei familiari, rendendo molto più onerosi i costi che i singoli studenti e le singole studentesse sono costrette a dover affrontare. Quanto emerso dalle prima azioni di questo nuovo governo nel corso dei primi mesi del suo mandato ci permettono di constatare quanto siano misure insufficienti e inefficaci per far fronte alle condizioni della grave condizione socio-economica che il sistema paese, e dunque anche i comparti dell'università e della ricerca, di conseguenza, si trovano e si troveranno ad attraversare. Alla luce dell'occasione che il PNRR potrebbe rappresentare per migliorare in maniera strutturale il nostro sistema universitario attraverso politiche di ampio respiro, riteniamo che i quasi nulli investimenti presenti in materia universitaria nella presente legge di bilancio risultano inadatti ad affrontare la situazione corrente e che lascino presagire la continuazione di una preoccupante svalutazione del comparto accademico e universitario tutto che si manifesta attraverso ad una irresponsabile scelta di scarso investimento sulle giovani generazioni e sulla loro formazione, scolastica e universitaria. Lo scenario internazionale, assieme alla crisi energetica che ne consegue, tutt'ora stanno svolgendo un ruolo di amplificazione delle criticità sia nel sistema universitario che nel contesto in cui studenti e studentesse devono abitare. Nonostante i sempre più ingenti costi a cui è sottoposta la componente studentesca non si riscontrano investimenti che siano effettivamente in grado di limare questa situazione, all'interno delle previsioni statali, investimenti concreti in grado di intervenire sulla tassazione media per lo studio universitario (i.e. circa 1353€), così come gli attuali importi delle borse di studio non intervengo per la copertura totale dei servizi previsti all'interno dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, non mostrandosi in grado di garantire un servizio di trasporto pubblico urbano gratuito, l'effettiva garanzia di usufruire di un pasto giornaliero gratuito per in sede e pendolari e di due pasti per fuorisede. Inoltre, di fronte ad una totale insufficienza di posti-letto presso le residenze universitarie (ad oggi solo 37.000 a fronte di un numero complessivo di studenti fuorisede pari a circa 600.000 unità) le studentesse e gli studenti fuorisede si ritrovano costretti a ricorrere al mercato degli affitti, un mercato fortemente influenzato dalle contingenze e dunque dal rincaro dell' energia, che ha contribuito a un aumento sostanziale e repentino dei prezzi di affitto, che rendono le misure per il Diritto allo Studio ancor meno sufficienti e che pongono a serio rischio la possibilità di proseguire gli studi universitari da parte di centinaia di migliaia di studentesse e studenti. La mancata previsione di investimenti concreti, tangibili e di ampio respiro in materia di esonero dal contributo studentesco e a sostegno del Diritto allo Studio non può dunque che contribuire ad abbassare il già preoccupante tasso di laureate e laureati in Italia, ad oggi pari al 20,1% di fronte alla media europea del 32,8%. Esprimiamo parere sfavorevole in relazione alla generale assenza all'interno della Legge di Bilancio degli stanziamenti necessari alla puntuale attuazione dei LEP affinché tengano conto delle Spese legate al materiale didattico, così che tutti e tutte possano accedere alle attrezzature necessarie alla didattica e alla dotazione informatica; al trasporto pubblico, per garantire agli studenti e alle studentesse un trasporto accessibile e sostenibile; alle spese di ristorazione; alle spese per gli alloggi; alla spesa per la cultura e l'accesso agli eventi. A ciò si ricollega inoltre parere sfavorevole all'assenza nel prevedere un servizio di assistenza sanitaria gratuita per tutte le studentesse e gli studenti fuorisede, consentendo loro di ottenere un secondo medico di medicina generale legato al luogo di domicilio, indispensabile per la tutela del diritto alla salute di tutti questi soggetti. .Gli investimenti previsti nell'ambito dell'università e della ricerca risultano fondamentali per garantire un adeguato livello di istruzione universitaria, tutelando in prima battuta gli studenti e le studentesse che, soprattutto a seguito del periodo pandemico momentaneamente superato, si trovano a dover riprendere le attività universitarie completamente in presenza con un fattuale aumento dei costi per gli stessi universitari che devono affrontare spese quali: acquisto di materiale didattico, libri di testo, spese di trasporti, canoni di locazione in continuo aumento, tassazione universitaria e altre spese necessarie ad affrontare la carriera accademica, il tutto aggravato dal c.d "caro vita" dovuto all'inflazione che sfiora gli 11,6 punti percentuali nel mese di dicembre 2022 ed impatta particolarmente sulle bollette. La legge di bilancio prevede uno stanziamento di quasi 9,1 miliardi per finanziare le università pubbliche, oltre a 77 milioni di contributi a favore delle università non statali. Si vede quindi un incremento dei fondi stanziati di circa il 6% rispetto all'anno precedente. Tale aumento, però, risulta essere più apparente che reale: si consideri ad esempio come, nel 2009 l'FFO si assestasse alla cifra di 7,5 mld. Solo per recuperare l'inflazione, nel 2023 il Fondo di Finanziamento Ordinario dovrebbe essere pari ad almeno 9,2 mld. Così, questo aumento verrà assorbito in gran parte da interventi specifici e aumenti dei costi. Ricordiamo inoltre come una parte consistente dell'aumento verrà assorbito dagli aumenti stipendiali: si tenga in considerazione quanto previsto nell'ipotesi di CCNL, valido per il personale del comparto Istruzione e Ricerca, sottoscritto l'11 novembre 2022 presso l'ARAN. Tra il resto, tale intervento dovrà portare all'anticipo del 95% degli aumenti del precedente triennio: essi, a regime dal 1° di gennaio 2021, determinano un aumento del 3,78% della massa salariale. Nello specifico, giova ricordare come, nell'ultimo decreto di riparto, solo € 4.210.252.154 (circa il 50%) sono stati stanziati per i c.d. "interventi quota base", attribuiti tenendo conto dei costi standard per ogni studente e del criterio del trasferimento storico che risulta ad oggi in forte diminuzione e non viene una compensazione basata su criteri di perequazione che guardino alle reali esigenze degli Atenei, quali dimensioni, al contesto territoriale, ai costi di gestione e ad un incremento del personale docente. Ciò rischia di aggravare i già precari disequilibri, soprattutto geografici, del sistema universitario italiano. Invece, il 30% del FFO (€2.336.000.000) veniva attribuito sulla base di finalità premiali. Un'ulteriore parte risulta invece vincolata disposizioni normative che hanno previsto un vincolo di destinazione per gli stanziamenti. Dall'obiettivo 19 dello Stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca, apprendiamo come l'intenzione del Ministero sia quello di ridurre ulteriormente la quota base: nel 2023, almeno il 53% del Fondo di Finanziamento Ordinario dovrà essere distribuito sulla base di indicatori legati alla domanda di formazione e ai risultati conseguiti, rispetto al precedente obiettivo del 50%. Tale tendenza è, tra l'altro confermata, dalla previsione che aumenta Il CNSU si è già espressa ripetutamente, in passato, evidenziando come sia opportuno rivedere tale tendenza, superando tale metodologia di attribuzione dei fondi e l'utilizzo della VQR come criterio di distribuzione generale dei fondi. Di fatto si è innescato un circolo vizioso che porta alcuni atenei a crescere esponenzialmente lasciando indietro altri, soprattutto piccoli atenei e università del sud. A fine esplicativo si menziona la distribuzione di studenti e Dipartimenti d'Eccellenza per il quinquennio 2022-2027: Distribuzione degli studenti universitari in Italia, Atenei statali (a.a. 2021/2022): - Nord: 45,4%
Distribuzione dei Dipartimenti di Eccellenza 2023-2027 in Italia, con annessi fondi straordinari per un ammontare totale di 271 milioni di euro annui: - Nord: 55,6%
Ancora una volta denunciamo come la presenza di risorse insufficienti per il finanziamento degli atenei statali, unito alla presenza di criteri discutibili, risulti iniquo: ricordiamo inoltre come il CNSU sia contrario alla netta prevalenza del criterio relativo alla ricerca denunciando la scarsa presenza di indicatori che valutino l'impegno degli atenei sull'attività didattica, la qualità dei servizi forniti agli studenti, l'investimento da parte dell'università in DSU. In riferimento al comma 564 si esprime parere sfavorevole riguardo l'adozione di 'Penalizzazioni economiche per le università che non rispettino il fabbisogno finanziario programmato'. Rimaniamo fortemente perplessi sulla sua attuazione a stampo generale, in quanto c'è il serio rischio che gli atenei, lasciati con poco spazio di manovra, saranno costretti ad adottare una politica di spesa fortemente cautelare, togliendo alle università sia la facoltà che la volontà di spendere (i pochi soldi che già possiedono). Questa misura appare inoltre inopportuna in quanto evidente che il fabbisogno finanziario degli ultimi anni, in considerazione delle contingenze della situazione geo-politica e delle conseguenze che ne derivano, non è più attuale. Pur osservando un aumento del fondo affitti per i fuori sede, lo riteniamo inadeguato per la situazione emergenziale delle città non pronte per ospitare un numero così massiccio di studentesse e studenti. Sono anni che cerchiamo di portare all'attenzione del ministero la crescente emergenza abitativa. L'inizio dell'anno accademico 2022 ha segnato per molte città un nuovo picco di questa escalation che sembra destinata a crescere. Si dovrebbe prevedere un fondo fisso di minimo 30 milioni di euro destinati a supportare gli affitti sul mercato degli affitti di tutti coloro che non hanno accesso ad alloggi per il DSU, invece con nostro grande stupore e nostra grande delusione abbiamo riscontrato un rifinanziamento per 4 milioni di euro per l'anno 2023 e per 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024, addirittura molto inferiore all'iniziale proposta che si avvicinava allo stanziamento iniziale del fondo del 2021 di 15 o 20 milioni di euro. In relazione al bilancio preventivo la totalità dell'investimento in edilizia residenziale universitaria è passata da 59.882.887,00 a 106.042.827,00 euro, pur apprezzando l'investimento riteniamo che chiaramente non può sostenere la costruzione di un numero adeguato di alloggi e residenze pubbliche per sopperire alla carenza di residenzialità studentesca che causa insieme alle speculazioni un rincaro dei costi. Si dovrebbe quindi incrementare il finanziamento di 300 milioni di euro al bando 338 per avere abbastanza risorse per raggiungere gli obiettivi sopra citati e provare a sopperire ad una mancanza che rende il nostro sistema completamente inadeguato e inferiore a quello di altri paesi europei. In relazione al bilancio preventivo, l'incremento dell'investimento sull'edilizia universitaria attraverso il passaggio da 193.173.449,00 a 274.173.449,00 euro esprimiamo parere sfavorevole in quanto non è minimamente sufficiente a coprire le esigenze delle diverse strutture universitarie, che hanno mostrato tutte le loro criticità. Il crollo della palazzina all'università di Cagliari è un sintomo della situazione disastrosa in cui risiedono la maggior parte degli edifici in tutta Italia: aule piccole, crolli dei cartongessi sui soffitti, allagamenti durante il maltempo, edifici non sostenibili dal punto di vista energetico ed idrico, rete di riscaldamento e raffreddamento poco efficienti. Inoltre gli spazi studio, le mense e le aule sono insufficienti o mal distribuite all'interno dello stesso ateneo. In riferimento al comma 538 diamo parere favorevole relativamente l'inserimento del bonus psicologo che aumenta il massimo reperibile a 1500 € facendo intravedere un minimo di presa in considerazione della problematica, oltre che un primo segno di resa strutturale della manovra attraverso un investimento di 5 milioni nel 2023 e un ulteriore reinvestimento di 8 milioni a decorrere dal 2024. Tuttavia, sia per via del ridimensionamento della somma stanziata rispetto allo scorso anno, sia per l'aumento del massimo reperibile, potrà accedervi una platea molto minore di persone rispetto a quella che ha potuto usufruirne lo scorso anno, temiamo che quanto attuato non riuscirà ad incidere realmente sulla questione, garantendo solo a pochi una somma relativamente adatta a supportare le spese per un servizio alquanto oneroso. Per quanto concerne il tema delle Borse di Studio le misure contenute nel DM 1320/21 in attuazione del DL 152/21 hanno sostanzialmente derogato al quadro normativo vigente attraverso un incremento medio degli importi delle Borse di studio e un innalzamento della soglia massima per l'accesso ai benefici. Tali modifiche pur permettendo il raggiungimento della prima milestone qualitativa relativa alle importanti risorse stanziate dal PNRR (Missione M4, componente C1, investimento 1.8) centrata al termine del 2021 sono sostanzialmente ancora lontane dal riuscire a garantire il raggiungimento delle due milestone quantitative sull'incremento del numero dei beneficiari che dovrebbero raggiungere quota 300.000 entro il 31/12/2023 e quota 336.000 entro fine 2024. Sebbene le risorse del PNRR, pari a 500 Milioni, confluite nel FIS in due tranches da 250 Milioni ciascuna (Legge 233/21), mettano in campo importanti fonti finanziarie, queste ultime, pur sommandosi al Fondo integrativo statale, alle Tasse Regionale per il Diritto allo Studio e alle risorse proprie delle Regioni, si rivelano insufficienti a garantire non solo la copertura totale di tutti gli idonei, che attualmente si attesta appena all'85%, ma anche la garanzia dell'applicazione dei LEP da parte delle Regioni. In questo contesto già ricco di criticità e in cui il livello di governance statale appare completamente de-responsabilizzato. In riferimento al comma 566 in cui si incrementa di 250 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio esprimiamo parere sfavorevole in quanto, pur rappresentando sicuramente un minimo passo avanti iniziale, rispetto alla stabilizzazione delle risorse concesse dal PNRR, non è assolutamente sufficiente a coprire il fabbisogno stimato per il 2023 pari a circa 1,3 Miliardi di euro se si considera l'auspicabile superamento della prima milestone quantitativa imposta dal PNRR. Il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari a tal riguardo segnala come il Diritto allo studio sia concretamente a rischio: già ad oggi decine di migliaia di studenti privi di mezzi rimarrebbero esclusi dalla possibilità di proseguire il proprio percorso di studi e tale numero è destinato a salire qualora non si provveda ad un immediato cambio di passo che vada a garantire un piano di investimenti immediati e un finanziamento dell'intero mondo dell'Università ai livelli precedenti alla c.d Legge Gelmini, volto a garantire un aumento del Fondo Integrativo Statale fino alla totale copertura del fabbisogno delle borse di studio (equiparando gli importi in tutte le regioni e le province autonome), in modo da annullare la figura dell'idoneo non beneficiario e in modo da consentire la piena garanzia e la puntuale attuazione dei LEP in tutte le Regioni. Si esprime parere sfavorevole in relazione alla totale assenza di investimenti necessari all'ampliamento della fascia di completa esenzione dalle tasse universitarie (cd. No-tax area) che rimane ancorata ai 22.000€ previsti già dal Dm 1014/21. Le disuguaglianze già presenti prima dell'emergenza sanitaria sono state ampliate considerevolmente da quest'ultima e aggravate ancora di più dal successivo aumento vertiginoso dell'inflazione e dell'innalzamento generalizzato dei prezzi al consumo dovuti anche al mutato contesto socio economico e al conflitto russo-ucraino. Tutto ciò pone la necessità sempre più urgente di un intervento di cui il nostro consiglio si è più volte fatto promotore: l'ampliamento dello stanziamento per la No-Tax area fino a 400 milioni di euro al fine di garantire una soglia di accesso pari a 30.000 € di ISEE, oltre alla previsione di una fascia calmierata da 30.000 € fino a 50.000 € di ISEE; Una nostra osservazione positiva ricade in merito alle disposizioni in materia di borse di studio destinate a studenti universitari con disabilità al decorrere dal 1° gennaio 2023, gli importi delle borse di studio percepite dagli studenti universitari con disabilità non si computano ai fini del calcolo e del raggiungimento dei limiti reddituali per la percezione di una serie di altre provvidenze (l'assegno mensile di assistenza in favore di invalidi civili parziali, la pensione in favore degli invalidi civili totali, dei sordi e dei ciechi civili assoluti e parziali, nonché dell'eventuale maggiorazione prevista dall'art. 38 della legge 28 dicembre 2001, n.448) (comma 359-quinquiesdecies). Esprimiamo parere aspramente sfavorevole in merito all'assenza del cd. "Bonus trasporti", istituito dal Decreto Aiuti n. 50/2022 che non appare tra le misure della Legge di Bilancio in esame. Tale sostegno, che prevedeva la possibilità, per tutti i cittadini con un reddito inferiore a 35000€, di usufruire di uno sconto pari a 60€ (richiedibile una volta al mese fino ad esaurimento del plafond) per l'acquisto di un abbonamento ai servizi di trasporto pubblico locale, ha rappresentato, in sinergia ad alcune misure locali di calmierazione dei prezzi a beneficio della comunità studentesca, una misura di sostegno importante, portando, in alcuni casi, all'azzeramento completo o ad una considerevole riduzione della spesa per far fronte all'acquisto di un abbonamento al TPL. La riconferma di tale misura, sebbene sia stata limitata nella visione e nelle tempistiche di attuazione, avrebbe comunque incontrato il nostro favore come primo step nella lunga battaglia verso la gratuità del servizio di trasporto pubblico. Inoltre avrebbe potuto significare un argine importante contro l'aumento dei costi degli abbonamenti al servizio di Trasporto pubblico che appare, ad oggi, ancora troppo legato all'utilizzo di fonti non rinnovabili e dunque fortemente inquinanti nonché suscettibili peraltro di una notevole instabilità di mercato.
Non è previsto nessun intervento sul fronte dell'incremento delle borse di dottorato di ricerca. L'art. 1, co. 639 e 640, l. 205/2017 ha previsto l'adeguamento, a decorrere dal 2018, dell'importo delle borse di studio concesse per la frequenza dei corsi di dottorato di ricerca, prevedendo uno specifico incremento del Fondo per il finanziamento ordinario (FFO) di cui all'art. 5, comma 1, lettera a) della legge 24 dicembre 1993, n. 537, a cui sono seguiti due Decreti ministeriali: il D.M. 40 del 25 gennaio 2018 e il D.M. n. 247 del 23 febbraio 2022, il quale da ultimo ha rideterminato l'importo annuo della borsa di dottorato da € 15.343,28 a € 16.243,00 al lordo degli oneri previdenziali a carico del percipiente. Come rilevato nella X Indagine dell'Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia, le borse di dottorato di ricerca sono del tutto inadeguate rispetto al costo della vita, ulteriormente aggravatosi dallo choc inflattivo, e incomparabili con l'ammontare percepito dai dottorandi in Europa, rappresentando un indubbio vulnus all'attrattiva dei corsi di dottorato italiani per neo-laureati italiani e stranieri. Questo quadro, ulteriormente aggravato dall'aumento previsto del minimale contributivo INPS che non consentirà nuovamente ai dottorandi di ricerca di versare un'intera annualità contributiva, rende necessario un ulteriore e urgente adeguamento dell'importo della borsa di dottorato, assente dalla Legge di Bilancio. Lo stanziamento necessario a portare l'importo netto della borsa di dottorato per tutti i cicli attualmente in corso a € 1.280,00 ammonterebbe a 158 milioni di euro per l'anno 2023 e di 60 milioni di euro a decorrere dall'anno 2024. Se è certamente apprezzabile l'art. 1, comma 568 della Legge di Bilancio, il quale destina un contributo straordinario di 15 milioni di euro per l'anno 2023 al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), è da rilevarsi la totale assenza di qualsivoglia intervento a sostegno dei dottorandi di ricerca, degli assegnisti di ricerca, di specifiche forme di finanziamento dei contratti di ricerca istituiti dall'ultima novella dell'art. 24 della legge del 30 dicembre 2010, n. 240, di stanziamenti utili al reclutamento accademico al fine di invertire la rotta rispetto alle miopi politiche di definanziamento cronico e strutturale dell'ultimo decennio.
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