Emblema della Repubblica Italiana

Consiglio Nazionale degli
Studenti Universitari

Ministero dell'Università e della Ricerca

2022-2025

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  • Home pagePareri2020Parere relativo ai criteri di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università Statali e dei consorzi interuniversitari per l’anno 2020 e schema di integrazione al decreto ministeriale n. 989 del 2019

22 luglio 2020

Roma, 24 luglio 2020

 

Alla cortese attenzione

dell'On. Ministro

prof. Gaetano Manfredi

Ministero dell'Università e della Ricerca

 

e p.c.

 

Al Capo Dipartimento

per la formazione superiore e per la ricerca

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

 

Al Direttore Generale

per lo studente, lo sviluppo e l'internazionalizzazione della formazione superiore

dott.ssa Maria Letizia Melina

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

 

Al Direttore Generale

per la programmazione, il coordinamento e il finanziamento delle istituzioni della formazione superiore

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

 

Al Direttore Generale

per il coordinamento, la promozione e la valorizzazione della ricerca

dott. Vincenzo Di Felice

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

 

LORO SEDI

 

 

OGGETTO: PARERE RELATIVO AI CRITERI DI RIPARTIZIONE DEL FONDO DI FINANZIAMENTO ORDINARIO (FFO) DELLE UNIVERSITÀ STATALI E DEI CONSORZI INTERUNIVERSITARI PER L'ANNO 2020 E SCHEMA DI INTEGRAZIONE AL DECRETO MINISTERIALE N. 989 DEL 2019

 

Adunanza del 22-23-24 luglio 2020

 

IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

 

VISTI i criteri di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università Statali e dei Consorzi interuniversitari per l'anno 2020;

 

VISTI gli artt. 8 e 10 del D.lgs 49/2012;

 

VISTO l'art. 1, commi dal 290 al 293, della legge dell'11 dicembre 2016, n. 232, per attuare piani pluriennali di interventi integrati di orientamento pre-universitario, di sostegno didattico e di tutorato;

 

VISTE le indicazioni operative definite nell'art. 5 del DM n. 1047 del 2017;

 

RICHIAMATI i pareri precedenti adottati da quest'organo sulla quota di riparto premiale del 2013, sul FFO 2014, 2015, sulla quota base del 2016 e sulla quota premiale 2016; e il parere sul FFO 2017;

 

RICHIAMATO il Parere del CNSU relativo al Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34 "Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché' di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19";

 

RICHIAMATO il rapporto adottato dal CNSU nella seduta del 25 marzo 2020 con oggetto: "Pareri e proposte del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari circa la situazione di emergenza sanitaria";

 

ADOTTA IL SEGUENTE PARERE

 

-          IN RELAZIONE AI CRITERI DI RIPARTIZIONE DEL FONDO DI FINANZIAMENTO ORDINARIO (FFO) DELLE UNIVERSITÀ STATALI E DEI CONSORZI INTERUNIVERSITARI PER L'ANNO 2020

 

Lo schema di decreto in questione è, per questo Consiglio, ancora una volta inadeguato a soddisfare le esigenze del nostro sistema universitario, ancora gravemente lontano dal ricevere un finanziamento idoneo a sostenerlo. Il CNSU - come già deliberato nel parere approvato nel luglio 2019- ribadisce l'esigenza di un deciso mutamento nel paradigma di ripartizione del FFO, che prevede il crescente peso della quota premiale ai danni della quota base: in un contesto in cui questa non è in grado di garantire tutte le necessità degli atenei, la quota premiale favorisce un meccanismo punitivo piuttosto che incentivante.

 

Il CNSU ribadisce l'esigenza di una decisa politica di rifinanziamento del sistema universitario. Bisogna segnalare che, sebbene complessivamente in termini nominali il fondo abbia pressoché raggiunto la medesima consistenza che aveva nel 2008, in termini reali bisognerebbe considerare anche la variazione annuale dell'inflazione, calcolata dall'ISTAT in circa il 12,5% tra gli anni 2008 e 2019: in termini reali, quindi, mancano all'appello diverse centinaia di milioni. Il sistema di finanziamento dovrebbe poi essere ripensato secondo una logica radicalmente differente, caratterizzato da una ripartizione che garantisca elevati livelli di didattica e ricerca a tutti gli atenei così da mettere un freno ad un sistema che oggi provoca forti disuguaglianze territoriali.

 

L'Università italiana continua a chiedere di essere messa al centro del dibattito politico e del lavoro anche dell'attuale Governo attraverso l'erogazione di un finanziamento più equo ma anche tramite una maggior considerazione nella produzione normativa e nelle riforme. Si ribadisce come, in questo ambito, sia necessario che siano coinvolti i soggetti che portano le istanze di tutte le categorie coinvolte: studenti, professori e personale tecnico-amministrativo-bibliotecario.

 

Il ruolo fondamentale dell'istruzione universitaria e della ricerca è stato messo in evidenza dalla crisi sanitaria determinata dal nuovo virus Covid-19 che ha portato ad interventi emergenziali, ma ormai necessari vista la situazione di definanziamento, dei d.l. cosiddetti "Cura Italia" e "Rilancio". Interventi necessari ma non ancora sufficienti a garantire un completo accesso al sistema di formazione universitario e una centralità della ricerca pubblica.

 

Nel merito, tali stanziamenti non sono sufficienti a raggiungere il pieno sostegno al sistema universitario nazionale, che rimane, in ogni caso, sottofinanziato. Dall'altro lato si sottolinea come solo una piccolissima parte del totale del Fondo di Finanziamento sia stato destinato a misure di sostegno agli studenti; dall'altro lato, Il consiglio sottolinea, richiamando il Parere al DL 19 maggio 2020 (Decreto Rilancio) come tali misure non debbano rappresentare solo una misura "una tantum" di carattere emergenziale ma debbano necessariamente essere consolidate ed anzi ampliate nella Legge di Bilancio 2020 - 2021.

Entrando nel merito del decreto, in relazione agli artt. 2 e 3, questo consesso ritiene grave che anche quest'anno l'aumento della quota premiale (+ 159 mln) avvenga a scapito della scarsa e insufficiente quota base (-88 milioni). All'interno della stessa quota base, l'aumento della quota computata sulla base del criterio del Costo Standard rischia di aggravare, se non integrato con criteri di perequazione basati sulle reali esigenze degli Atenei, i già precari disequilibri, soprattutto geografici, del sistema universitario italiano. Si conferma, quindi, il trend di riduzione della quota base, che passa dai € 4.300.967.761 del 2019 ai € 4.212.853.106. La quota premiale, infatti, continua a crescere, passando da € 1.784.580.447 del 2019 ai € 1.944.000.000 di quest'anno e raggiunge così non più il 26% bensì il 28% del totale delle risorse disponibili sul FFO.

Tale aumento, anche quest'anno, non corrisponde ad un equivalente aumento della quota base, incidendo in maniera particolarmente gravosa sul sistema di finanziamenti agli atenei, evidenziando ancor di più la natura punitiva e non premiale di tale quota, andando con ogni probabilità ad allargare la forbice in sede di distribuzione territoriale delle risorse tra atenei del Nord e del Sud. L'aumento di due punti percentuali della quota premiale rispetto all'assegnazione del 2019, nonché di quattro e sei punti percentuali rispetto alle assegnazioni del 2018 e del 2017, congiuntamente ai limitati fondi destinati a fini perequativi, ricalca una logica tutt'altro che incentivante.

La scelta di fondare il rapporto tra Atenei su un approccio competitivo, piuttosto che collaborativo, ricalca un disegno incapace di garantire un adeguato sistema di formazione superiore in tutto il Paese.

In merito ai criteri di ripartizione della quota premiale, questo consiglio ribadisce la propria contrarietà alla schiacciante prevalenza del criterio relativo alla qualità della ricerca e denuncia nuovamente la scarsa presenza di indicatori che valutino l'impegno degli atenei nel garantire la qualità della propria offerta formativa.

 

Per quanto riguarda l'art. 4 si sottolinea che la quota di salvaguardia, disposta per contenere la diminuzione del Fondo per il Finanziamento Ordinario spettante a ciascuna università, è rimasta stabile a 175 milioni, pari al 2,8%, nonostante la riduzione dell'intervallo di salvaguardia dal -2%-3% allo 0%-3% per cui rischia di essere inadeguata all'assolvimento del suo scopo.

In riferimento all'art. 5, i fondi destinati al cofinanziamento di chiamate dirette di docenti esterni agli atenei sono rimasti uguali. Questo stanziamento testimonia la preferenza del Ministero a favorire l'autonomia degli atenei nel reclutamento del corpo docente e percorsi di carriera non caratterizzati da procedure di evidenza pubblica. Questo elemento non esaurisce affatto le reali necessità del sistema, ovvero un piano di reclutamento ordinato e ciclico di personale docente e ricercatore.

In riferimento all'art. 6 l'incremento di 1,5 milioni destinati al Piano ricercatori Rita Levi Montalcini nell'ambito di un generale apprezzamento per la misura si sottolinea, come nel paragrafo precedente, che sarebbe auspicabile un piano di reclutamento ordinato e ciclico del personale docente e ricercatore.

In riferimento all'articolo 8, si richiede di motivare l'aumento del 50% dei finanziamenti destinati all'ANVUR rispetto al 2019. In assenza di tali chiarimenti, esprime parere negativo.

In riferimento dell'art. 9, si rileva un importante incremento degli interventi a favore degli studenti, dovuti agli stanziamenti previsti nel c.d. "Decreto Rilancio". Il lieve incremento (+15 mln) dei fondi destinati alla proroga bimestrale della durata del corso di dottorato appare una misura minima che, dato il contesto, avrebbe potuto svilupparsi con maggior coraggio. Il nuovo stanziamento (+165 mln) a compensazione dell'ulteriore minor gettito da contribuzione studentesca per l'anno 2020/2021, anch'esso previsto all'interno del c.d. "Decreto Rilancio", risulta essere un importante passo, seppur ancora insufficiente, verso un'Università sempre più inclusiva e accessibile a tutti. Il Consiglio esprime forte preoccupazione per l'inciso che specifica l'anno accademico di competenza relativo a tale iniziativa, ovvero il 2020/2021. Occorre rendere tale stanziamento stabile nel corso dei prossimi anni, pena una totale inefficacia dei seppur minimi risultati raggiunti grazie a tale investimento.

In merito ai criteri di ripartizione delle borse post lauream (art. 9, lettera a) contenuti nell'allegato 4, si ritiene che essi siano, al pari della quota premiale di cui all'articolo 3, punitivi nei confronti di tutti quegli Atenei che operano in realtà del Paese meno infrastrutturate ed esprime, pertanto, parere negativo.

In merito alla lettera e) dell'art. 9 si rilevano nuovamente insufficienti i fondi destinati alla copertura della no-tax area, così come risultato dal precedente finanziamento relativo al 2019. In merito alla lettera f) accogliamo, come già espresso, positivamente l'ulteriore stanziamento di fondi per la riduzione della contribuzione studentesca. Si chiede però che tali fondi vengano messi a regime, non solo per l'a.a 20/21, e che vengano ulteriormente aumentati per far sì che le misure per la riduzione della contribuzione studentesca vengano ampliate. In particolare si ritiene opportuno aumentare la no-tax area ad almeno 28.000 di ISEE.

In riferimento all'articolo 10, il Consiglio esprime parere positivo verso l'aumento dei fondi per il reclutamento e la progressione di carriera contenuti alle lettere f, m, o, p.

 

Concludendo, il Consiglio, seppur rilevando gli importanti passi avanti in ottica di un pieno rifinanziamento dell'Università pubblica, riconosce quanto tale risultato sia ancora lontano dall'essere raggiunto. Il Consiglio, quindi, non può che esprimere un parere complessivamente negativo. Alla luce delle molteplici criticità segnalate, il CNSU rinnova la piena disponibilità ad un confronto per ripensare finalmente anche il sistema di finanziamento: si ritiene, infatti, non possa venire meno il coinvolgimento dell'organo di massima rappresentanza nonché consultivo del Ministero stesso che, a giudicare dalle ormai reiterate criticità segnalate nel corso degli anni, non è condotto in maniera adeguata.

 

 

-          IN REALZIONE ALLO SCHEMA DI INTEGRAZIONE AL DECRETO MINISTERIALE N. 989 DEL 2019

 

In riferimento all'articolo 1, si richiede che la ripartizione delle risorse tra gli Atenei non sia effettuata "in proporzione alla quota del finanziamento ordinario non vincolato nella destinazione di cui all'art. 5, comma 1, lett. a), della l. 537 del 1993, e del contributo di cui alla l. del 29 luglio 1991, n. 243, rispettivamente negli anni 2019 e 2020", ma "in proporzione al prodotto tra il numero degli studenti iscritti all'università di appartenenza da un numero di anni accademici inferiore o uguale alla durata normale del corso di studio, aumentata di uno per il costo standard per studente rispettivamente degli anni 2019 e 2020". Questa modifica si rende opportuna in quanto i criteri di riparto del Fondo per il finanziamento ordinario utilizzati per il riparto del fondo per gli anni 2019 e 2020 tengono conto di misure premiali totalmente in contrasto con le finalità di perequazione e sostegno alla ripresa che hanno caratterizzato l'azione del Ministero anche nell'emanazione del Decreto Ministeriale n. 234 del 26 giugno 2020.

 

In riferimento all'articolo 2, esprime parere positivo.

 

In riferimento all'articolo 3, si richiede che la formulazione degli indicatori per la valutazione periodica dei risultati per il triennio 2021- 2023, in sostituzione del d.m. n. 989/2019, nonché i criteri di riparto delle risorse a tal fine destinate per gli anni 2021, 2022 e 2023 e per gli interventi a favore degli studenti, sia operata alla luce di criteri di perequazione e valorizzazione dell'azione degli Atenei all'interno di contesti periferici e caratterizzati da un più basso livello di sviluppo economico, così come della cosiddetta "clausola del 34%" di cui all'articolo 7 bis del d.l. n. 243/2016, convertito dalla legge n.18/2017, con il fine di salvaguardare il "principio di assegnazione differenziale di risorse aggiuntive a favore degli interventi nei territori delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna".



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