Emblema della Repubblica Italiana

Consiglio Nazionale degli
Studenti Universitari

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  • Home pagePareri2019Parere relativo alla attribuzione di particolari forme di autonomia alle regioni veneto, lombardia, emilia romagna e contestuale definizione dei livelli essenziali delle prestazioni

25 marzo 2019

Ministero dell'Istruzione,

dell'Università e della Ricerca

Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari

 

Roma, 13 marzo 2019

 

Alla cortese attenzione

dell'On. Ministro

Marco Bussetti

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

dell'On. Vice Ministro

dott. Lorenzo Fioramonti

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

 

del Presidente del Consiglio dei Ministri

Prof. Giuseppe Conte

 

e p.c.

 

Al Capo Dipartimento

prof. Giuseppe Valditara

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

 

Al Direttore Generale

dott.ssa Maria Letizia Melina

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

 

Al Presidente della Camera dei Deputati

Dott. Roberto Fico

 

Alla Presidente del Senato della Repubblica

Avv. Maria Elisabetta Alberti Casellati

LORO SEDI

OGGETTO: PARERE RELATIVO ALLA ATTRIBUZIONE DI PARTICOLARI FORME DI AUTONOMIA ALLE REGIONI VENETO, LOMBARDIA, EMILIA ROMAGNA E CONTESTUALE DEFINIZIONE DEI LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI

Adunanza del 12 e 13 marzo 2019

IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

VISTO l'art. 116 Costituzione, comma 3, che prevede "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata";

VISTO il Rapporto sulla Condizione Studentesca del CNSU approvato il 26 giugno del 2018;

 

VISTO il DPCM del 9 aprile 2001 "Uniformità di trattamento sul diritto agli studi universitari, ai sensi dell'articolo 4 della legge 2 dicembre 1991, n. 390";

VISTO l'art. 7, comma 7, del D.lgs. n. 68/2012 "Revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio [...] che stabilisce che "L'importo della borsa di studio e' determinato con decreto del Ministro, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentito il Consiglio nazionale degli studenti universitari, da adottare entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sulla base di quanto previsto ai commi 2 e 3. Con il medesimo decreto sono definiti i criteri e le modalità di riparto del fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio. Il decreto e' aggiornato con cadenza triennale. Con il medesimo decreto sono altresi' definiti i requisiti di eleggibilita' per l'accesso alle borse di studio di cui all'articolo 8";

CONSIDERATO l'iter interlocutorio in atto tra le regioni Veneto, Lombardia, Emilia Romagna con il Governo italiano ai sensi dell'art. 116 Costituzione, comma 3, cui ha fatto seguito la richiesta di molte altre regioni che si sono espresse sulla volontà di avviare il percorso di riconoscimento di autonomia differenziata;

CONSIDERATI i dati pubblicati dal MIUR in data 17 febbraio 2017, dai quali emerge che nell'a.a. 2015/2016 si è registrata una riduzione del 19 % degli idonei, vale a dire 33.000 studenti che nell'anno precedente avevano i requisiti per l'accesso alla borsa di studio.

ADOTTA ALL'UNANIMITÀ IL SEGUENTE PARERE

Il CNSU, considerato un orientamento ormai consolidato e facilmente ravvisabile negli ultimi pareri resi in merito ai criteri di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario alle università, nonché, in maniera più organica e sistematica, nell'ultimo Rapporto sulla Condizione Studentesca 2018, ritiene di fondamentale importanza il tema legato alla distribuzione delle risorse al sistema universitario e al sistema di diritto allo studio nell'ottica di un soddisfacimento del fabbisogno che tenga conto delle forti disparità territoriali che si riflettono sugli studenti degli atenei italiani. Queste disparità si riflettono sulla condizione studentesca in molteplici direzioni: dalla possibilità di usufruire di una didattica di qualità, all'istituzione di corsi di laurea a numero programmato locale, passando per l'erogazione di borse di studio e altri strumenti di welfare studentesco, all'incremento/decremento della contribuzione studentesca. In merito a questi aspetti assume certamente rilevanza la scelta di riconoscere a determinate regioni, che ne facciano richiesta, un sistema di autonomia differenziata come disposto nel Titolo V della Costituzione.

Vista la significativa incisività dell'eventuale conclusione di tali accordi, qualora raggiunti - alla luce soprattutto del numero sempre maggiore di regioni che vogliono ricorrere al regime di autonomia differenziata - risulta centrale e necessario coinvolgere in un ampio confronto tutti i soggetti istituzionali a partire dal Parlamento. L'autonomia differenziata non è questione che riguarda unicamente le singole regioni, ma interessa l'equilibrio complessivo dello Stato incidendo inevitabilmente in settori di interesse cruciale: per quanto concerne il sistema universitario nazionale e diritto allo studio, infatti, si ritiene necessario, nell'interesse dello Stato, che la discussione non possa escludere il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, in quanto organo di massima rappresentanza universitaria istituzionale sul territorio nazionale.

Per queste ragioni il Consiglio vuole porre l'accento sugli effetti che, da un'autonomia differenziata, potrebbero scaturire rispetto all'organizzazione e alla ripartizione dei fondi legati proprio al diritto allo studio: un sistema che lascia significativi spazi di autonomia tra regioni, infatti, se non bilanciato da una definizione di livelli essenziali delle prestazioni minimi garantiti su tutto il territorio nazionale, apre la strada a disuguaglianze territoriali inevitabili ancora più acute rispetto alle già presenti disparità, che sacrificherebbero eccessivamente i principi solidaristico ed egualitario, in grado di garantire il diritto ad una formazione di qualità e accessibile a tutti in tutto il territorio nazionale.

 

La stessa Costituzione, dopo la riforma del titolo V, chiarisce infatti che non possono essere attribuite ulteriori forme e particolari condizioni di autonomia, se prima non vengono individuati e concretamente garantiti i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) ed i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) su tutto il territorio nazionale. Per questo si ritiene necessario che il dibattito in atto tenga conto questa fondamentale necessità. In un Paese che vede già pesanti divisioni al suo interno, specie in tema di scuola, università e più nello specifico in tema di diritto allo studio che ancora non ha vinto la figura dello studente idoneo ma non beneficiario, parlare di autonomia differenziata, senza l'assicurazione di garanzie essenziali su tutto il territorio, significa mettere in pericolo il principio di unità e coesione nazionale.

Il CNSU ritenendo prioritario evitare ulteriori divisioni economiche e sociali chiede immediatamente di riavviare il tavolo di interlocuzione sui LEP, tra il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, il MIUR, la Conferenza Stato - Regioni e  ANDISU, al fine di definire i livelli essenziali delle prestazioni, nell'ottica di un ampliamento della platea degli aventi diritto.

 

La Presidente

Anna Azzalin



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