26 settembre 2014 Roma, 26 Settembre 2014
Alla c.a. Ministro Prof.ssa Stefania Giannini Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca
E p.c.
CapoDipartimento Professore Marco Mancini
Direttore Generale Dottor Mario Alì
LORO SEDI
Oggetto: Parere riguardante lo schema del Fondo per il finanziamento ordinario per il 2014
adunanza n. 8 del 25 e 26 Settembre 2014
IL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI
ADOTTA A MAGGIORANZA IL SEGUENTE PARERE
VISTO lo schema di decreto di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) per l'anno 2014; VISTO il proprio precedente parere sulla quota di riparto della quota premiale 2013
FORMULA IL SEGUENTE PARERE
Il CNSU ritiene fondamentale la necessità di fornire agli atenei la possibilità di programmare le risorse in maniera pluriennale, garantendo una stabilità nei finanziamenti e nel calcolo degli indicatori. Inoltre, ritiene necessario che nei prossimi anni la pubblicazione di tale decreto avvenga nella prima parte dell'anno solare, per consentire alle Università una stesura del bilancio dell'ateneo più agevole e programmatica. In secondo luogo, in un contesto di continuo definanziamento dell'università pubblica e a fronte di un taglio complessivo al sistema universitario pari a 1,5 Miliardi di euro dal 2009, pur registrando un lieve incremento dei finanziamenti nell'anno in corso rispetto all'anno precedente (inferiore all'1%), è evidente che ciò non è sufficiente per rifinanziare adeguatamente il sistema universitario nel suo complesso. Per raggiungere questo obiettivo, è necessaria un netta inversione di tendenza in modo da garantire a tutti gli atenei le risorse minime per mantenere l'attuale livello di prestazioni e aggiuntive per gli investimenti volti al miglioramento della qualità della didattica e della ricerca. Per quanto riguarda il "Costo standard unitario di formazione per studente in corso", che peserà per il 20% della quota base, quindi per circa 1mld, il CNSU ritiene che non essendo ancora stato definito tale metodo di calcolo sia impossibile stabilire l'impatto che avrà nel calcolo dei finanziamenti dei singoli atenei e, quindi, che non sia possibile valutarne la sostenibilità. Inoltre, si ritiene che il metodo utilizzato sia fortemente criticabile in quanto è mancata l'apertura di un confronto con le componenti istituzionali, in particolare quella studentesca del CNSU, nel considerevole lasso di tempo intercorso dalla promulgazione della Legge 240/2010 ad oggi. Che, visto il definanziamento degli ultimi anni, l'ulteriore aumento della "quota premiale" dal 13.5% dell'anno passato al 18% proposto in tale decreto vada ad incidere in maniera negativa sugli atenei considerati "non virtuosi", in quanto tale quota percentuale è calcolata sul Finanziamento Ordinario e non su fondi aggiuntivi, come invece dovrebbe essere, mettendo così a rischio la gestione ordinaria di tali atenei, compromettendone l'attuale offerta formativa e la possibilità di mettere in campo azioni di miglioramento. Per quanto riguarda gli indicatori della c.d. quota premiale, il CNSU constata l'eccessivo squilibrio a favore della valutazione della ricerca, che ha un peso diretto del 70%, e complessivo del 90%, contro il 10% della didattica, che da quest'anno viene valutata con indicatori differenti dal passato. L'auspicio, già evidenziato dal CNSU lo scorso anno, è che sia dia pari peso agli indicatori di ricerca e di didattica così da garantire eguale dignità alle due componenti imprescindibili della missione delle Università. Nello specifico degli indicatori relativi alla didattica, si sottolinea la totale assenza di una reale valutazione delle risorse impiegate per la qualità della stessa, sia in termini di qualità dei servizi offerti agli studenti sia delle azioni aggiuntive messe in campo da ciascun ateneo per favorirne una buona preparazione, quindi non basata per esempio su un mero calcolo quantitativo dei CFU conseguiti come fatto negli anni precedenti. Il parametro relativo all'internazionalizzazione della didattica, inoltre, basandosi esclusivamente sul calcolo del numero di studenti Erasmus e di CFU conseguiti all'estero, rischia di penalizzare quegli atenei in cui gli studenti - per numerosi motivi, non ultimo la crisi economica - non sono nelle condizioni economiche sufficienti per poter sfruttare questa opportunità didattica. Il parametro non tiene inoltre conto delle esperienze formative maturate all'estero alternative all'Erasmus (es. accordi bilaterali tra atenei), degli studenti stranieri presenti in un ateneo e nemmeno della presenza di "visiting professors", che invece è di fondamentale importanza nell'ambito del processo di internazionalizzazione. Per quanto riguarda i parametri proposti per gli indicatori della valutazione della qualità della ricerca, invece, si riferiscono al periodo 2004-2010 e quindi escludono indebitamente gli ultimi quattro anni di attività di ricerca, penalizzando gli atenei che nel corso dell'ultimo anno hanno investito per migliorarne la qualità. L'utilizzo di tali criteri è stato inoltre oggetto di numerose critiche da larga parte della comunità accademica. Per quanto riguarda il fondo perequativo, il CNSU valuta positivamente l'aumento della soglia di salvaguardia dal -5% al -3.5%, ma nonostante questo si riscontano rilevanti criticità riguardo la mancanza di un tetto massimo all'incremento di fondi per un singolo ateneo in un solo anno, in modo da evitare forti squilibri nella ripartizione dovuti ai repentini cambiamenti degli indicatori, e riguardo l'esistenza della quota di accelerazione. Difatti, mentre la quota perequativa dovrebbe servire a riequilibrare i finanziamenti agli atenei permettendo una stabilità nella gestione economico-finanziaria degli stessi nel corso degli anni, con la formulazione attuale si utilizzano eventuali residui per accentuare gli squilibri favorendo quegli atenei che hanno riscontrato una valutazione migliore all'interno della quota premiale, sottolineando inoltre la volontà del ministero di raggiungere in tempi brevi la percentuale di quota premiale a regime (30%). Rileva come, a differenza di quanto indicato nell'art. 10, in cui tra le borse post lauream vengono compresi gli assegni di ricerca, borse di dottorato e borse post-doc, i criteri proposti all'allegato 5 si riferiscano esclusivamente alla valutazione dei dottorati di ricerca attivati nelle università italiane, non utilizzabili per gli assegni di ricerca e le borse post-doc, essendo quindi complessivamente inadatti per l'assegnazione della quota suddetta.
CHIEDE
Di poter essere audito nell'immediato, insieme agli altri attori istituzionali del mondo accademico, circa la definizione del "Costo standard unitario di formazione per studente in corso"; Che in vista della ripartizione dell'FFO 2015, il MIUR istituisca un tavolo per la riforma degli indicatori insieme al CUN, alla CRUI e al CNSU. Che il CNSU possa formulare un parere in merito ai criteri proposti per la ripartizione delle borse post-lauream, riguardando direttamente la componente dei dottorandi, rappresentata all'interno dell'organo consultivo.
Il Presidente Andrea Fiorini Versione pdf del documento |
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